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Lo spettacolo di Marco Mengoni al Palasele di Eboli

EBOLI. Ventisette anni di talento vocale, versatilità, bellezza, umiltà e gratitudine su un palco, in un’unica persona. Marco Mengoni conferma doti da performer di caratura internazionale, ma continua a mostrare lo spessore del proprio “essere umano” per quante volte ringrazia il cielo ed il pubblico durante il concerto, per come è capace di affrontare temi importanti come i diritti umani interpretando magistralmente “Freedom” del collega d’oltralpe Pharrel ed incendiando il Palasele in chiusura con Kiss come tributo a Prince per la sua recente scomparsa.

L’onda emotiva, visibile agli occhi, va di continuo dal pubblico al palco, dal palco al pubblico, con effetti grafici, scenici, con interventi ironici di Mengoni che ha col proprio pubblico un rapporto davvero speciale. La platea pullula di persone dai 5 ai 95 anni che riescono a seguire 3 ore ininterrotte di performance sia quando il cantante rimane sul palco che quando si libra in aria ed atterra su un palchetto centrale per essere più vicino al suo  pubblico che, più di una volta, lascia le sedute per un’irrefrenabile bisogno di danzare in un rito che raramente vede una tale massa di persone unita in un sentire comune.

Marco Mengoni emoziona e si emoziona per tutti e 24 i brani interpretati, da “Parole in Circolo” a “Solo due satelliti” passando per suoi i primi successi “Dove si vola” e “Non passerai”. Nulla è banale o lasciato al caso, dalle scenografie alla band che non dimentica di valorizzare mettendosi da parte per dare spazio a coriste e fiati, al pathos  che è in grado di regalare quando si commuove alla fine  del brano “Guerriero” a cui nessuno può restare indifferente. Più che un concerto, dunque,  uno Spettacolo che lascia poco spazio a parole da scrivere ma  regala, di converso, una durevole eco emotiva.

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