Politica

Luigi De Magistris a Scafati: racconto di un'assemblea popolare

SCAFATI. Luigi De Magistris, sindaco di Napoli, a Scafati per l’assemblea popolare organizzata dal circolo ARCI Ferro 3 ed il collettivo ACT. Nel comune che fa da cerniera tra la provincia di Salerno e quella di Napoli, alle 18,30 di ieri si è svolta un’assemblea popolare in piazza Vittorio Veneto, atta a sensibilizzare l’idea di città che ha Luigi De Magistris: democratica e partecipante.

Napoli è stata un laboratorio politico prima ed è un laboratorio sociale ora. Napoli è un modello da prendere in considerazione e da studiare. Nella tradizione della città partenopea c’è la rivoluzione. C’è il cambiamento. E ieri, a Scafati, l’incontro ha ricordato la democrazia ateniese. Le polis greche dove erano i cittadini a riunirsi per discutere, proporre e legiferare. Tanti giovani, seduti persino a terra, ad ascoltare. Un nutrito gruppo di persone faceva quasi da scudo alle spalle: perché il futuro sono loro, i ragazzi, ma c’è bisogno di modelli e di esempi da prendere in considerazione, di gente esperta che faccia da guida.

A moderare l’incontro, Emiliana Cirillo. Donatella Savino, presidente del circolo Ferro 3, è stata la prima a prendere la parola: «Insieme ai compagni di ACT abbiamo voluto fortemente questa assemblea. Crediamo che il modello De Magistris sia da prendere come esempio. Immaginiamo che questo modello possa essere replicato a Scafati. Il circolo ARCI, qui a Scafati, ha riempito i vuoti istituzionali che – da sempre – sono terreno fertile per la Camorra. Un’amministrazione che governa da 8 anni non si è mai resa conto che le politiche sociali dovrebbero essere il punto di partenza».

Successivamente è stato il turno di Raffaella Casciello attivista politica e candidata alle ultime elezioni regionali. «Ringrazio il sindaco di Napoli. Ringrazio la piazza che è venuta qui senza paura. Vederla gremita e con la voglia di mettersi in gioco è un successo per ciò che vogliamo costruire in questa città. Vedo seduti giovani felici e ribelli. Questa cosa mi riempie il cuore. Questa è l’anima che combatterà. Per noi la politica è questo: partire dalle condizioni materiali. Calarsi nelle realtà sociali. Una situazione che ha determinato il fallimento politico di un’amministrazione che ha pensato a curare solamente i propri interessi. E parlo da cittadina che qui è nata e cresciuta. E che qui, ci vive ancora. Scafati come Napoli è stata protagonista della liberazione dal fascismo e dai nazisti. Non è facile. Il cammino è arduo, ci vorrà tempo. Ma vi assicuro che si può fare. Napoli è la dimostrazione. Scafati ha bisogno di una nuova liberazione. Seguiamo le nostre coscienze: non i miti., non i leader ed i presunti portatori di verità».

Accolto da un caloroso applauso, Luigi De Magistris ha esordito con un rapido passaggio sulla riforma elettorale: «la vittoria del NO rappresenterebbe la vittoria della parte migliore del paese, perché nel NO ritroveremmo la forza e lo stimolo per la più grande riforma che si possa concepire dopo quasi 70 anni di Costituzione scritta: la sua piena e finalmente completa attuazione. Perché costringerebbe ad aprire le chiuse stanze del potere, a cominciare da quella della Presidenza del Consiglio per dare nuova aria a leggi che davvero incarnino i suoi principi. Voi credete davvero che la Costituzione venga rispettata? La nostra Repubblica è fondata sul lavoro (art. 1), riconosce e promuove le autonomie locali (art. 5) tutela lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e il paesaggio e l’ambiente (art. 9). Perché davvero a voi sembra che l’Italia ripudi la guerra (art. 11) visto che siamo tra i principali esportatori di armi o che in Italia tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali, come dice l’art. 3?».

Il primo cittadino di Napoli ha poi continuato parlando della situazione nel suo Comune: «Quando sono arrivato ho scoperto una città fallita. Senza soldi, senza turismo, un miliardo e mezzo di debiti e 850 milioni di disavanzo. Creditori pagati a quattro anni, quindi nessuno voleva avere a che fare col Comune di Napoli. Molti mi hanno detto che non potevo fare nulla, che dovevo dichiarare il fallimento. Dovevo privatizzare o vendermi a qualche potere forte. Io rispetto a questi consigli, forse perché sono ribelle da quando sono bambino, ho fatto il contrario: dopo due mesi non c’erano rifiuti per strada, abbiamo rotto il sistema camorristico, politico e affaristico che governava il ciclo dei rifiuti; oggi i creditori del Comune vengono pagati a 90 giorni; anche voi abitate terre dove la criminalità organizzata è forte. Se voi pagate a quattro anni viene il piccolo imprenditore o le grandi multinazionali o qualche società che fa capo alla camorra? In campagna elettorale ho avuto mezzo Pd contro, il presidente del Consiglio, la camorra, il principale quotidiano della città, il Movimento Cinque Stelle. Ero il peggior sindaco d’Italia. Spiegatemi come mai Napoli, nell’ultimo anno, è la città che cresce maggiormente in termini di cultura e di turismo in tutta Italia. Il segreto? Sono aggettivi che al “mercato” non si trovano, ma che muovono anche l’economia: l’umanità, perché bisogna essere sindaco di istituzioni e sindaco di strada. Io faccio 7 km al giorno, parlo con la gente, mi prendo sia le critiche che gli applausi. Ma stare cinque anni per strada ha fatto nascere un rapporto umano con le persone; onestà, in questo paese tutti si riempiono la bocca con questo termine noi però abbiamo dato ampia prova mandando via la Camorra da Palazzo San Giacomo, a Napoli si è rotto il rapporto tra Camorra ed istituzioni; autonomia, non ce l’ho contro i partiti ma io sono autonomo. Sarà perché vengo dalla magistratura…qualcuno dice che io sono il sindaco ribelle, la città ribelle. Questo è un paese curioso, se uno difende le istituzioni, fa il magistrato seguendo il principio di uguaglianza, fa il sindaco cercando di applicare la Costituzione, e si comporta in maniera onesta è un ribelle? Tornando all’autonomia, questo è un elemento fondamentale: se non ti lasciano da solo, è un punto di forza incredibile, perché non dipendi da nessuno. Ogni responsabilità è nostra. Quando prendiamo una decisione io non devo chiamare un direttore di giornale, un segretario politico o un lobbista; il coraggio, perché per rompere il sistema affaristico in una città come Napoli ci vuole tanto coraggio, così come in tanti altri Comuni. Bisogna mettersi contro le multinazionali, contro le lobby, devi firmare atti scomodi, devi assumerti grosse responsabilità e se le leggi ordinarie ti dicono che non puoi garantire l’assistenza ai disabili perché non è un servizio indispensabile e allora torni in ufficio e scrivi una delibera sottolineando che deve prevalere la Costituzione, sembra facile ma non lo è assolutamente. Napoli non è diventato il paradiso. È ancora una città piena di difficoltà e di contraddizioni, continuano a sparare per strada. Ma c’è una vitalità incredibile, forse eccessiva (ride, ndr). (…) La delibera che abbiamo fatto sugli usi civici e sull’autogoverno e le proprietà collettive democratiche, la stanno studiando a Madrid, a Barcellona e a Berlino. Perché è un processo di autogoverno, dai potere all’Agorà, al popolo, alla gente che è stanca di rimanere chiusa tra le mura domestiche».

Anche il parroco della chiesa Santa Maria delle Vergini, Don Peppino De Luca, ha preso la parola per un breve passaggio sul tema accoglienza. Sempre sul tema accoglienza è intervenuta la rappresentante delle Comunità Etniche. C’è stata la possibilità di ascoltare anche un rappresentante dell’ANPI Scafati (Associazione Nazionale Partigiani Italia – Scafati) e di giovani studenti universitari. Nel corso dell’assemblea è stato più volte sottolineato come Scafati sia stata la prima città del Sud a fare la Resistenza dando ik via alle storiche quattro giornate di Napoli. È ora che questa città si riprenda la stessa libertà e la stessa dignitá per cui ha combattuto.

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