Cronaca

Marianna, 17 anni: «Sono stata molestata sul posto di lavoro, ma non posso raccontarlo»

«Sono stata molestata sul posto di lavoro e non posso denunciare perché non mi crederebbero. Convivo ogni giorno con questo dolore, per me è difficile dimenticare l’accaduto. Per questo ho deciso di parlare, pur senza fare nomi. Ma chi mi conosce forse capirà…».

Ha 17 anni Marianna (nome di fantasia per ovvie ragioni di privacy), vive nella periferia di Battipaglia e ha deciso di raccontare alla redazione del giornale L’Occhio di Salerno e Provincia ciò che le ha accaduto.

«Sono stata molestata sul posto di lavoro e non posso denunciare»

Marianna è una ragazza come tante che la scorsa estate, libera da impegni scolastici, ha deciso di andare a lavorare in un ristorante/pizzeria della zona. Di cui non forniamo ulteriori dettagli. Sul posto di lavoro, Marianna sarebbe stata molestata dal titolare.

Sia verbalmente che fisicamente, seppur in modo fortunatamente lieve. E, quando non era a lavoro, la ragazza riceveva messaggi dalla stessa persona. Che avrebbe avuto lo stesso comportamento anche con altre ragazze.

Le inutili proteste

Quando ha protestato, la minorenne è stata praticamente costretta a lasciare il lavoro. Ha provato a parlare con la moglie del titolare, con amici e parenti, ma tutti le hanno consigliato di non denunciare. E si è finiti anche a pugni e schiaffi.

Si è tenuta il dolore dentro Marianna e ha deciso di parlare con la nostra redazione.


Dalla lettera che segue abbiamo rimosso i nomi ed ogni riferimento utile a individuare la vittima e le altre persone coinvolte. Abbiamo rimosso anche dei passaggi per questioni di sensibilità.


Ecco la sua lettera:

Per me ogni giorno è difficile dimenticare l’accaduto, ma voglio farlo una volta per tutte, per dare spiegazioni alle persone poco informate dei fatti. È iniziato tutto circa tre mesi fa, quando venni assunta in modo precario e totalmente fuori norma in una struttura vicino casa, un ristorante/pizzeria nel periodo estivo. Lavorai in tutto il mese di giugno, ma vedendo la poca serietà del datore di lavoro andai via. Ad agosto mi richiama per andare di nuovo a lavorare dato che la ragazza che era lì era scappata via la sera prima.

Parlando con quest’essere, ho saputo che la ragazza era scappata via perché non aveva saputo svolgere le sue mansioni, con un velo di malinconia. Inizio la seconda parte del mio lavoro che sarebbe stata poi anche quella finale.

Il lavoro sembra andare meglio, i soldi arrivano puntuali a fine turno, fino a quando le avance del proprietario diventano fastidiose e inopportune.

Confido alla moglie tutto questo, la quale mi dice che forse è davvero il momento giusto per chiudere le cose dato che lui non si comportava da marito, uomo o padre. Il giorno dopo, andai lì. Incontro la moglie, la saluto come al solito e le chiedo di parlare in privato per mostrarle dei messaggi poco seri e consoni nei miei confronti.

Durante il nostro dialogo entra il suddetto marito che inizia ad urlare come il pazzo nei confronti miei e della moglie, tant’è che inizia ad essere sempre più aggressivo verbalmente. A quel punto mi alzo, lo allontano dalla moglie e gli dico che doveva andare via. Inizia a spintonarmi e gli dico svariate volte di non toccarmi, la lite continua quando lui mi tira un ceffone a quel punto rispondo dandogli un pugno sul naso. Lui si altera ancora di più e partono calci vari, la moglie cerca di dividerci fino a quando non caccia fuori entrambe.

Andiamo via, io non volevo esporre l’accaduto a mia madre, la giornata trascorre tranquilla. Sono tornato lì con la mia migliore amica per mangiare una pizza e per chiudere i debiti di soldi arretrati da giugno. Al momento di avere i miei 60 euro, il titolare si mostra nuovamente aggressivo verbalmente, mi tira i soldi appresso offendendomi e io gli rispondo che non avevo bisogno dei suoi soldi e che mi spettavano.

La mia amica va a parlargli fuori fino quando non scoppia una lite tra di loro. Lui spintona anche la mia amica e la lite si conclude con lui che chiama il padre della ragazza per paura. Dopo che la ragazza, appassionata della boxe fin da bambina, lo aveva preso a pugni in faccia.

Da allora io convivo con questi pensieri e non ne posso parlare con nessuno…

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