Inchiesta

Migranti, nel salernitano 751 nuovi cittadini italiani

A Salerno, come nel resto del Paese, sono in continua crescita le acquisizioni di cittadinanza italiana: in un triennio, i nuovi cittadini nel nostro territorio sono aumentati del 43 per cento.

Eppure, la riforma della cittadinanza sembra essere scomparsa dall’agenda politica del Paese. Al tema non è stata dedicata infatti nemmeno una riga nel fantomatico contratto di governo tra Lega e 5 Stelle.

Anzi, l’azione politica in materia dell’esecutivo gialloverde è stata caratterizzata dallo sdoganamento del linguaggio xenofobo e razzista e da una feroce campagna di criminalizzazione delle ONG che salvano vite nel Mediterraneo. I numeri, tuttavia, dicono che nella nostra società la multiculturalità è oramai un dato di fatto.

I dati

Nel 2017, secondo le rielaborazioni della Fondazione Ismu sulla base dei rilevamenti Istat, si è registrato in Italia un nuovo record di acquisizioni di cittadinanza italiana: ben 224mila (erano 178mila nel 2015 e 130mila nel 2014). Tra i nuovi cittadini, quasi un terzo ha meno di 15 anni. A ciò si aggiunge la vastissima platea di potenziali beneficiari della riforma, stimata in 800.000 ragazzi e ragazze di origine straniera. In Campania sono 2.867 i nuovi cittadini italiani (+9 per cento rispetto all’anno precedente, addirittura +129,2 per cento rispetto al 2012).

bimba migrante

Il contesto salernitano

Anche in provincia di Salerno i numeri sono in continua crescita: le acquisizioni di cittadinanza italiana sono state 525 nel 2014, 653 nel 2015, 751 nel 2016. Di queste 751, 86 hanno interessato il comune capoluogo; il tasso di acquisizione di cittadinanza a livello provinciale si assesta sui 14,46 cittadini acquisiti ogni 1.000 residenti. Sul territorio è inoltre attivo il movimento “Italiani senza cittadinanza”, nato per chiedere il riconoscimento del diritto di cittadinanza ai figli di immigrati; la portavoce è Sara Moutmir, ventitreenne marocchina residente a Bellizzi. Le tendenze.

Ne viene fuori un quadro demografico e sociale dinamico, sia a livello locale che nazionale, che si contrappone fortemente alla staticità e alla miopia della classe politica. Il territorio salernitano mantiene, rispetto a quello italiano, alcune specificità particolarmente interessanti.

«Mentre nel 2016 in Italia ha acquisito la cittadinanza italiana mediamente uno straniero ogni 25, in provincia di Salerno ciò è avvenuto per uno straniero ogni 70, cioè con un tasso quasi tre volte inferiore – osserva Alessio Menonna, ricercatore della Fondazione Ismu – Un trend che riflette una minore anzianità migratoria complessiva della provincia di Salerno rispetto a quella maturata in altre parti d’Italia ». D’altra parte, però, dal 2012 al 2016 le acquisizioni di cittadinanza italiana in provincia di Salerno sono aumentate di tre volte e mezzo dalle 214 del 2012 alle 751 del 2016 – mentre in Italia sono “soltanto” triplicate.

«Ciò sta ad indicare – prosegue Menonna – che su scala nazionale i neocittadini stanno aumentando ad un ritmo inferiore rispetto a quanto avviene in provincia di Salerno, che sta dunque recuperando terreno man mano che il fenomeno assume un carattere più strutturale. In attesa dei dati del 2017, inoltre, l’aumento annuale nel 2016 è stato del 15 per cento in provincia di Salerno contro il +13 per cento medio rilevato in Italia».

La composizione di genere

Un altro aspetto rilevante viene fuori osservando il fenomeno dalla prospettiva di genere. «In Italia negli ultimi anni gli acquisiti alla cittadinanza sono, in misura maggiore, di sesso maschile; in provincia di Salerno, invece, la tendenza assume una connotazione prevalentemente femminile – sottolinea Menonna – Nel 2016 sono state registrate 425 neocittadine a fronte di 326 nuovi italiani».

L’ultima considerazione è di carattere territoriale: le acquisizioni di cittadinanza interessano in misura minore il Comune di Salerno, dove nel 2016 si sono registrati 86 cittadini acquisiti, rispetto ai restanti comuni della provincia, dove si concentrano le altre 665 acquisizioni. Tale composizione sembra riflettere la forte presenza di braccianti agricoli di origine straniera, soprattutto marocchini, romeni e indiani, impiegati nella Piana del Sele in condizion tutt’altro che confortevoli.


fonte: la città

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