Curiosità

Le storie de L’Occhio: Un miracolo chiamato vita

Era una calda mattina di giugno, con il mio bimbo di 1 anno e mezzo andai in spiaggia. L’estate aveva già preso piede, le urla dei ragazzi, liberi dagli impegni scolastici, risuonavano nell’aria. Mi sedetti accanto ad una donna, ci sorridemmo in segno di saluto e sembrammo avere gli stessi pensieri guardando quei giovani divertirsi…

Lei era attratta dal mio bambino, gli sorrideva e gli parlava con una dolcezza, che mi faceva sentire protetta. “Sarà una mamma fantastica” pensai, ricordando a tutte le volte in cui avevo perso la pazienza.

Mi chiese come si chiamasse, quanti anni avesse ed era cosi amorevole…

Ad un tratto, mi guardò e con aria commossa mi disse: “i medici mi dissero che figli non ne avrei mai avuto”…sentii il sangue gelarsi, mi sentii persino in colpa ad essere madre, ma lei dopo un attimo di respiro, cominciò il suo racconto, che ricorderò per sempre…


Un miracolo chiamato vita


“Come ogni donna anche io, quando mi sono sposata desideravo avere un figlio; ero una donna determinata!

Dopo una visita ginecologica fui tranquillizzata, nonostante i miei 40 anni ed un trascorso di anoressia, mi dissero che era tutto normale; ma passarono mesi e forse per un’infezione o chissà cosa, la mia gravidanza non arrivava e iniziò la mia via crucis tra medici e ambulatori

La prima dottoressa che decretò la mia sanità fisica sparì, perché aveva progetti per la sua carriera ed un giorno un conoscente mi mise in contatto con un “luminare” della fecondazione assistita, che però mi disse che mai avrei avuto un figlio naturalmente ”.

Si fermò, respirò profondamente e riprese:  ”non puoi capire il dolore e la rabbia.

Ci aveva “rivoltati” come un calzino, con esami incomprensibili.

Entrammo nell’anticamera dell’inferno della medicina, fui sottoposta ad una terapia, che solo con il tempo seppi, avevano distrutto la mia riserva ovarica. Ogni mese mi “sparavano” ormoni che avrebbero ucciso un elefante, ma dopo un anno di attese e speranze, dopo l’ennesimo tentativo fallito, il dottore decretò che non avrei mai avuto figli, né naturalmente, né aiutata dalla medicina.

Ero la responsabile dell’azienda di famiglia ed ogni giorno, dovevo scontrarmi con domande e giudizi, con l’unica colpa di non essere madre.

Tutto questo mi rese cattiva, odiavo chi entrava con il pancione, persino le nascite!

Non ero più io e non mi piacevo chi ero diventata.

Non mollai però, insieme con mio marito, approdammo nello studio del grande medico definito” dottor sì “, ma anche qui, dopo aver intrapreso la strada della fecondazione assistita, ci fu esito negativo e tanto dolore!”

Di nuovo fermò il suo atroce racconto, si asciugò una lacrima e riprese a narrare, mentre io ascoltavo sempre più scossa: “avevo pregato tanto e credevo che prima o poi sarebbe andata meglio, ma avevo torto, il mio papà si ammalò di tumore.


Un miracolo chiamato vita


Non chiedermi come abbia fatto a restare in piedi, forse la fede o la speranza o meglio e più probabilmente, entrambe.

Mio padre fu operato d’urgenza e mentre cominciava chemio e radioterapia, mi chiese di ritentare la fecondazione assistita.

Non pensare che mio marito non abbia sofferto, è stato un grande uomo, che ha saputo tenermi la mano sempre!

Partimmo per la Spagna, la fecondazione avvenne il 19 marzo, giorno della festa del papà, stavolta rimasi incinta, ma anche l’aborto non tardò ad arrivare….

Ricordo che abbracciai mio padre e gli disse che ormai mi restava l adozione, rispose che sarebbe stato comunque un nipote!

Poi la malattia peggiorò e in uno dei suoi abbracci, mentre mi accarezzava i capelli, mi sussurrò che prima di andare via per sempre, mi avrebbe fatto un ultimo regalo!

Il mio papà volò al cielo poco dopo…”



Ero veramente pietrificata e commossa da quella narrazione, ma lei fissandomi negli occhi, mi rivolse una domanda: “ tu credi nei miracoli?” Annaspai una risposta, ne cercavo una per non ferirla, ma la vidi guardare in lontananza; qualcosa aveva catturato la sua attenzione; un bimbo aveva appena lasciato la mano al padre e correva verso di noi, in una corsa ancora barcollante, aveva circa la stessa età di mio figlio, lo sentii avvicinarsi  e con le braccia tese urlò :“mamma!”

Lei a quel punto sorrise, lo prese fra le sue braccia e avvicinandolo a me, disse: “ ti presento Giuseppe Errico, mio figlio, nato naturalmente, io sì, ci credo ai miracoli!”

La storia che ho voluto raccontare è quella di Lina, Antonio e del loro piccolo Giuseppe Errico (Errico come suo nonno), una famiglia di Pagani che ne ha vissute tante, ma che non ha mai smesso di aver fede e sperare!


di Carmela Polverino

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