CronacaLavoro

Mobbing su insegnante, il Ministero paga 28mila euro

Mobbing su insegnante da parte della preside, la docente salernitana sarà risarcita dal Miur, il Ministero dell’Istruzione. La sentenza della sezione lavoro della Corte d’Appello di Salerno ha accolto il ricorso dell’insegnante, Maria Teresa Masi, che in primo grado aveva ottenuto solo l’annullamento di sanzioni disciplinari elevatele dalla preside dell’istituto tecnico “Genovesi” di Salerno, Caterina Cimmino. Era stata rigettata, però, la richiesta di risarcimento dei danni per mobbing.

La Corte d’Appello, invece, ha costretto il Ministero ad erogare circa 28mila euro all’insegnante come risarcimento. Resta pendente davanti al giudice monocratico il procedimento penale a carico dell’allora dirigente scolastica del “Genovesi”, Caterina Cimmino. Deve ripondere delle accuse di ingiuria, diffamazione e lesioni personali aggravate.

Nella sentenza pronunciata dalla Corte d’Appello di Salerno si legge che nei confronti della docente «sia stata attuata una dannosa condotta mobbizzante» e che, all’interno dell’istituto tecnico Genovesi «si siano verificati dei comportamenti ingiustamente vessatori e mortificanti» che, «per la loro gravità ed incisività» sono «forieri di danni risarcibili».

La vicenda

La vicenda, dalla quale traggono origine entrambi i procedimenti, risale al periodo compreso tra il 2008 e il 2009 quando la docente, che per seri problemi di salute doveva sottoporsi a delle sedute di radioterapia, sarebbe finita nel mirino della dirigente scolastica che, secondo quanto accertato dai giudici della sezione lavoro, coglieva ogni pretesto per umiliarla «alienandone» la stima professionale, annientandone la persona ed isolandola nel contesto lavorativo.

Tutto ciò come riconosciuto dai giudici della sezione lavoro anche attraverso la consulenza del perito nominato dal tribunale che ha accertato «il nesso di casualità tra l’insorgenza della patologia e le vicissitudini lavorative» – avrebbe avuto gravissime conseguenze sullo stato di salute della docente sprofondata in una forte forma di depressione ansiosa e che, a seguito di ciò, ha riportato «un danno biologico permanente del 12%».

Le condotte della dirigente, che avrebbe agito senza tenere minimamente conto della grave patologia tumorale da cui era affetta la Masi, sarebbero andate avanti per anni trasformando la scuola in un incubo per la docente.

La professoressa sarebbe stata sottoposta ad un serrato ed evidente controllo al fine di rilevarne l’effettiva presenza in aula ed i relativi orari, sarebbe stata sottoposta ad ogni occasione o pretesto, a ripetute sanzioni disciplinari (sanzioni già tutte annullate dalla sezione lavoro in primo grado)».


Fonte: il mattino


 

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