Cronaca

Morì investita da un bus nel Campus. I genitori: «non siamo stati tutelati»

FISCIANO. I genitori di Francesca Bilotti, la studentessa investita al Campus di Fisciano lo scorso 24 novembre, «non si sentono tutelati». È quanto racconta Il Mattino. I giudici della Corte d’Appello hanno motivato lo sconto di pena all’autista Sita Bottiglieri così:

«Pur volendo ritenere che la Bilotti fosse stata poco prudente nell’attraversare un’area destinata al transito e alle manovre dei pullman, non servendosi degli spazi riservati ai pedoni, detto profilo di colpa, in una valutazione complessiva degli elementi acquisiti, non può in alcun modo assumere valore assorbente sminuendo affievolendo il grado di colpa del Bottiglieri che è e rimane pur sempre connotato da particolare gravità».

I genitori di Francesca non hanno voluto commentare la sentenza, ma hanno manifestato tutta la loro rabbia ed il loro dolore: «Non ci siamo mai sentiti tutelati, soprattutto da chi doveva occuparsi della nostra difesa. L’autista dovrebbe rimanere in carcere. La sentenza sottolinea che ha avuto ben tre momenti di vedere Francesca prima di avviarsi con l’autobus, sia dal finestrino che dallo specchietto retrovisore. Se avessero disposto il concorso di colpa, sarebbe stato come ammazzare per la seconda volta nostra figlia. Un uomo di 60 anni, con 40 anni di attività alle spalle, non avrebbe mai dovuto chiedere il concorso. Anche io sono autista di professione, io so cosa ha fatto e anche lui ne è consapevole».

E poi aggiunge: «È partito senza guardare, era girato dall’altra parte. La rabbia è enorme, troppa. Se lui, invece di difendersi, avesse raccontato la verità, noi non ci saremmo costituiti neanche parte civile. Ha cambiato tre avvocati e l’ultimo difensore ha sostenuto che il suo cliente fosse rimasto talmente scioccato tanto da essere costretto ad andare in pensione. La verità è che ha lasciato il suo posto in Sita al figlio. Sono pochi tre anni. Ciò che non sopporto è che il giudice che doveva difenderci in appello abbia esordito dicendo che qui si deve fare giustizia e non giustizialismo. Forse non era la loro figlia. Quel giudice avrebbe dovuto fare i nostri interessi. Quell’uomo ha distrutto due famiglie». «L’assassino e il difensore sono vergognosi, arroganti. Siamo troppo arrabbiati. Il pg che si occupava della nostra difesa nel processo di appello si dovrebbe vergognare. Dopo un omicidio, anche il regalo di Sita Sud al figlio. Si sono arrampicati sugli specchi fino all’ultimo. Irrispettosi. Quell’assassino ha anche osato guardarmi negli occhi senza abbassare lo sguardo. Come potrà alzarsi la mattina e guardarsi ancora allo specchio?».

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