Cronaca

Morte Aldo Autuori, gli autori killer professionisti

PONTECAGNANO FAIANO. Emergono nuovi particolari sull’omicidio di Aldo Autuori.

Dall’esame esterno del cadavere, eseguito ieri mattina dal medico legale Giovanni Zotti nell’obitorio dell’ospedale di Battipaglia, si deduce che siano state utilizzate due pistole: sono dieci i colpi inferti ad Autuori, mentre sul luogo dell’omicidio gli inquirenti non hanno trovato bossoli; l’arma non può essere che un revolver a tamburo, che nel caricatore non può contenere, però, più di sei proiettili.

Pare evidente quindi che a fare fuoco non sia stata una pistola sola e si fa avanti l’ipotesi che i sicari fossero entrambi armati, perché sembra meno probabile che uno solo avesse indosso entrambi i revolver. Tuttavia le certezze sulla dinamica del delitto arriveranno solo con l’esito degli esami balistici, che saranno pronti nell’arco di un mese.

Il 45enne Aldo Autuori, titolare di una nota ditta di autotrasporti, è stato raggiunto da quattro colpi al torace, quattro alle spalle, uno a un’anca e uno alla nuca, forse l’ultimo prima che stramazzasse al suolo, all’incrocio tra via Alfani e via Toscana dove i soccorritori della Croce bianca lo hanno trovato già senza vita.

Ancora non sono state ritrovate né le armi né lo scooter utilizzato per l’agguato, e gli inquirenti non escludono che ad eseguire l’omicidio siano persone arrivate da fuori città, killer professionisti assoldati da qualcuno del posto o criminali con cui Autuori potrebbe avere avuto di recente motivi di scontro. Al momento tutte le piste sono battute, i carabinieri della compagnia di Battipaglia e del Nucleo Investigativo del comando provinciale hanno sentito decine di testimoni ed eseguito numerose prove stub per la rilevazione su mani e vestiti di eventuali tracce di polvere da sparo.

Autuori era noto negli ambienti criminali per alcuni precedenti penali, condannato a 15 anni e otto mesi di reclusione, mentre il fratello Fabio era stato assolto per l’omicidio di Luciano Merola, avvenuto il 14 dicembre del 2000, ma al momento non vi sono elementi che possano collegare l’omicidio a vecchi episodi, né si sa di contrasti con esponenti della criminalità organizzata o con imprese concorrenti nel settore dei trasporti, dove la vittima lavorava da sempre raccogliendo insieme ai fratelli l’eredità del padre.

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