Cronaca

Salerno, anche il Corriere ricorda Lucia: antropologa morta in Africa mentre cercava persone da aiutare

La storia di Luciavolontaria salernitana morta in Africa nel 2007. Lucia era una antropologa e morì a 33 anni, n giro per l’Africa in bicicletta a cercare persone da aiutare.

Lucia, la volontaria salernitana morta per aiutare l’Africa

La madre, al Corriere della Sera, ha voluto ricordarla dodici anni dopo il decesso: “Cara Lucia, leggo sempre le tue parole ricordando la tragedia che ti ha colpito. Ai confini del Mali mia figlia contrae la malaria, l’ambulanza che doveva portarla a Bamako finisce contro un baobab caduto pochi minuti prima sulla strada. Per l’urto si aprono le porte della vettura e dal baobab arrivano migliaia di vespe che la massacrano. Forse hanno capito che era il più bel fiore. Così i suoi occhi azzurri come il mare si sono chiusi per sempre. Mamma Africa l’ha voluta per sé stringendola tra le sue braccia”.

Il sogno di Lucia

L’Africa per Lucia era il sogno di sempre. “Dopo essermi laureata in antropologia – aveva scritto – ho intrapreso un viaggio per attraversare sei Paesi, dal Senegal alla Nigeria. L’Africa l’ho sempre sentita mia, una madre terra generosa e ostile, una sfida per la mente, il corpo, il pensiero. Non esistono compromessi come nella nostra società, non ci sono mezze misure. Ecco, bisogna essere preparati per affrontarla. Appena messo piede in Africa ho abbandonato tutti i piaceri, le comodità e le limitazioni della nostra società. Qui non posseggo nulla ma sono libera piena di sole, senza orgoglio, senza tempo. Tutto ciò vale il mio sacrificio e il sudore”.
Lucia, nata a Salerno nel 1974, si trasferì a Roma per motivi di studio: “Era un essere speciale – ricorda Paola, la sorella maggiore – . È sempre stata protesa al prossimo, da bambina con i cani randagi, poi con altre associazioni che si occupavano di bambini svantaggiati. Aveva partecipato alla missione umanitaria a Pristina in Kosovo, selezionata da Assopace, contro le mine. E aveva da sempre una passione per l’Africa. Conserviamo le sue tele, perché dipingeva l’Africa con un’arte tribale che avrebbe fatto pensare di lei come a una bambina nata lì”.

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