Cronaca

Morte di Massimo Casalnuovo, il padre: “Verità e giustizia per mio figlio”

Verità e giustizia per Massimo Casalnuovo: a 8 anni di distanza dalla morte del 22enne
di Buoabitacolo, ancora ci si interroga sulla morte del giovane.

Morte di Massimo Casalvuovo, parla il padre: “Voglio la verità”

“È una vergogna, la giustizia italiani ha voluto, ancora una volta, nascondere e camuffare gli errori commessi dai servitori dello Stato“, ha dichiarato Osvaldo Casalnuovo, papà di Massimo che non risparmia accuse alla giustizia salernitana: “La Corte di Salerno non avrebbe dovuto far altro che ascoltare nuovamente tutti i testimoni cosa che non ha fatto”, ha poi aggiunto l’uomo che ancora oggi non si dà pace per la morte di suo figlio.

“Siamo abbandonati dallo Stato, loro che dovrebbero essere i primi a garantire la giustizia ci hanno traditi, hanno preferito nascondere gli errori commessi dai loro servitori. È una vergogna, ci sentiamo totalmente abbandonati”, ha poi aggiunto Osvaldo.

Il 29 agosto 2011, Massimo era a bordo del suo motociclo, per recarsi presso l’officina di proprietà del padre. Stava percorrendo la via principale del paese mentre in un tratto di strada ci sono gli uomini della municipale e dei carabinieri, in appostamento.

Questi ultimi in particolare intimano a Massimo di fermarsi. Ma lui non può vederli, a giocare questo tiro mancino, infatti, la curva e la scarsa luminosità. Parte da qui l’inseguimento da parte dei carabinieri agli ordini del maresciallo Giovanni Cunsolo.

Qualche secondo dopo Massimo è a terra, ha sbattuto il petto sullo spigolo di un muretto. Morirá in ambulanza poco dopo. Due le versioni portate in tribunale: quella dell’Arma dei carabinieri secondo cui Massimo è caduto dopo aver cercato di investire il maresciallo ferendolo ad un piede, e quella invece di alcuni testimoni secondo cui Massimo ha sbandato a causa del calcio sferrato allo scooter dal maresciallo Cunsolo.

Inizia così un lungo processo giudiziario dinanzi al giudice Enrichetta Cioffi del tribunale di Sala Consilina che, il 5 luglio 2013, assolve, in primo grado e con formula dubitativa il maresciallo dei carabinieri Cunsolo Giovanni dall’accusa di omicidio preterintenzionale perchè “il fatto non sussiste”.
Il 21 dicembre 2015 spetta alla Corte d’Assise di Potenza presieduta da Pasquale Autera esprimersi e condanna il maresciallo Cunsolo alla pena di 4 anni e 6 mesi con interdizione per 5 anni dai pubblici uffici per il reato di omicidio preterintenzionale.

Quello che doveva essere l’ultimo atto si consuma invece il 4 dicembre 2017 quando la Cassazione annullò con rinvio la sentenza di condanna emessa dalla Corte di Assise di Appello di Potenza.

Successivamente, sono arrivate le motivazioni della sentenza. In 18 pagina il presidente Antonio Settembre ha motivato il rinvio degli atti alla Corte d’Appello Salerno per un nuovo esame e per “colmare le contraddizioni e le lacune motivazionali della sentenza impugnata”.

Da qui il processo d’Appello bis secondo cui “La prova scientifica, fondata sulla micro traccia di vernice blu rinvenuta sotto la scarpa dell’imputata non è risultata in alcun modo risolutiva: l’accertamento chimico sulla corrispondenza tra la micro particella e la vernice della scossa del motorino si è conclusa in modo negativo”: è questo uno dei passaggi delle motivazioni con le quali la Corte di Appello di Salerno ha motivato l’assoluzione del maresciallo Giovanni Cunsolo.
Alla fine la Corte di Appello di Salerno ha respinto le accuse e confermato la sentenza di
appello bis che ha assolto i carabiniere con la formula del “fatto non sussiste”.

Intanto, partirà a settembre la proiezione del film dedicata a Massimo Casalnuovo, in tutta la
provincia di Salerno, iniziativa fortemente dall’associazione Iperion, presieduta da Gianluca Cammarano, attraverso il salernitano Vittorio Cicalese. “È una bellissima iniziativa
che mi inorgoglisce molto, ci sarò. Lo devo a mio figlio Massimo”.

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