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Mozzarella di Gioia del Colle Dop: Cammarano vuole spiegazioni

NAPOLI. Michele Cammarano, di Movimento 5 Stelle, esprime il suo parere riguardo il nuovo prodotto a denominazione protetta pugliese: la Mozzarella di Gioia del Colle DOP.

“Il presidente della Regione Campania Vincenzo de Luca con delega all’agricoltura e Franco Alfieri, suo consigliere in materia, ci spieghi perché la Campania è una delle ultime regioni italiane nello stato di avanzamento del Piano di Sviluppo Rurale, al 30 giugno 2017 siamo fermi al 5,32% di pagamenti.

Con questo fallimento sul groppone i vertici regionali si risvegliano di soprassalto dal torpore estivo per intestarsi una crociata di facciata che poco o nulla ha a che vedere con la tutela della nostra agricoltura. Dal momento che la Puglia sta per fregiarsi di un nuovo prodotto a denominazione protetta, la Mozzarella di Gioia del Colle DOP prodotta in un’area di un centinaio di km quadrati tra le province di Bari e Taranto, i professionisti del consenso hanno pensato bene di allertare gli agricoltori evocando la disgrazia per lo nostra mozzarella di bufala DOP.

In primo luogo le procedure per questa nuovo marchio comunitario sono iniziate anni fa e non si capisce perché solo oggi tutti gridino allo scandalo, oppure non sapevano che al ministero fosse in discussione da mesi la questione. Noi riteniamo che la mozzarella di Bufala Campana non sia comparabile con alcuna altra mozzarella, anche DOP, a condizione che tutti gli attori della filiera facciano la propria parte e non nascondano tutti i problemi della filiera con la foglia di fico della mozzarella pugliese concorrente.

Negli ultimi mesi abbiamo spesso sollecitato la giunta sulle problematiche relative alla tracciabilità del latte, alla sanità dei capi ad una valutazione serena degli orientamenti commerciali del nuovo disciplinare, ma dalla giunta regionale nessuna risposta. E se la ‘nuovamozzarella avesse delle peculiarità che la DOP Campana ha ormai dimenticato negli anni per orientarsi sempre più a logiche quantitative e chilometriche in termini di mercati da raggiungere e quintali da sfornare perdendo ogni contatto con la tradizione e la tipicità dei luoghi di produzione?

E se il nuovo consorzio fosse assolutamente rigido e intransigente nel rispetto delle regole, ma anche realmente promotore di un’immagine genuina in Italia e nel Mondo senza dover rincorrere pezzature, condizionamenti del prodotto, nuovi metodi di conservazione ecc. ecc.?

La regione si occupi veramente di agricoltura attivando tutte le risorse anche per gli allevatori, il consorzio di fare della vera promozione e non ci sarà mozzarella che tenga di fronte al nostrotesorogastronomico”.

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