Cronaca

Nocera, da volontario a spacciatore: la storia del baby boss

NOCERA INFERIORE. Aveva svolto volontariato sociale presso varie associazioni, quando era ancora minorenne, per volere del giudice. La cosiddetta «messa alla prova», quel lavoro di pubblica utilità che si prescrive ad un imputato – in alcuni casi – se vuole evitare un processo. E questo dopo essere stato beccato nei pressi di un garage, al cui interno vi era custodito un chilo di marijuana.

Era il 2015 e il ragazzo era insieme ad altri coetanei. Estinto il reato, ma forse non le intenzioni – così come contestano ora procura e gip – e compiuta nel frattempo la maggiore età, Alessio Orefice fu beccato a Nocera Superiore insieme ad un altro ragazzo con 100 grammi di fumo. Patteggiò un anno in abbreviato.

Ieri mattina, insieme ad altri sei, è comparso davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia. Ma con accuse più gravi: quella di essere a capo, a soli 20 anni, di un gruppo dedito allo spaccio di sostanze stupefacenti. Difeso dal legale Raffaele Astarita, ha scelto il silenzio. Così hanno fatto anche Alfonso Passamano, Gabriele Morrone, Vincenzo Attianese, Emanuel Raffaele Pisanzio, Salvatore Califano e Alfonso Fezza.

I sette sono agli arresti domiciliari. Con loro, ci sono altri 9 indagati a piede libero coinvolti nell’ultimo blitz antidroga voluto dal sostituto procuratore Roberto Lenza. L’indagine abbraccia un periodo che va da gennaio a maggio 2017, con un gruppo di giovanissimi a comporre una banda «rivale» a quella già sgominata tempo fa, che faceva riferimento ad Alfonso Zucca e Marcello Radice.

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio