Cronaca

Nuovi sigilli alle Fonderie Pisano: sette indagati – I NOMI

SALERNO. Scattano ancora una volta i sigilli per le Fonderie Pisano. Tuttavia, questa volta, a disporre il sequestro preventivo d’urgenza dell’intero impianto produttivo di via dei Greci è stata direttamente la Procura (pm Silvio Marco Guarriello, Mariacarmela Polito e Carlo Rinaldi) che ha iscritto nel registro degli indagati ben 7 persone: Mario Pisano di anni 86 (presidente del Cda e co-amministratore), poi ci sono i consiglieri d’amministrazione e co-amministratori Guido Pisano di anni 85, Renato Pisano di anni 77, Ugo Pisano di anni 86, Ciro Pisano di anni 60, che dell’opificio è anche il direttore tecnico. Costoro son finiti tutti sotto l’occhio vigile della Procura per  scarico di acque reflue inquinanti, gestione illecita di rifiuti speciali anche pericolosi, emissioni nocive in atmosfera, danneggiamento di beni pubblici (il fiume Irno, posto in zona sottoposta a vincolo di tutela), violazione della normativa antincendio e delle leggi relative alla sicurezza sui luoghi di lavoro.

Ai danni di Luca fossati (che firmò la relazione allegata all’istanza di rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale “Aia”) e Antonio Setaro, 65 anni (dirigente del settore Ecologia e tutela dell’ambiente della Regione Campania), invece, pende sul loro capo il reato di abuso d’ufficio e falsità materiale e ideologica in atto pubblico. Inoltre, le misure adottate dall’azione durante il ciclone generato dai tre sequestri e di altrettante sanzioni amministrative, sono state bollate – in seguito ai controlli dell’Arpac di Avellino e Caserta e dei carabinieri del Noe diretti dal capitano Ambrosone – «come meri palliativi inefficaci e inefficienti». Son stati dunque indagati Fossati e Setaro in quanto pare che, in concorso con lo storico fondatore dell’azienda, Luigi Pisano, avrebbero procurato ai titolari un ingiusto vantaggio patrimoniale legato al rilascio dell’autorizzazione (la numero 149 del 2012).

Il rilascio è stato fondato su documenti contenenti false attestazioni. Dunque, l’istanza del 1° agosto 2011, fu presentata per un imputato esistente: ma il 31 marzo del 2008 era scaduto il termine utile di presentazione. Fossati ha, inoltre, negato l’esistenza di vincoli, sostenendo che nei 500 metri del circondario non vi fossero aree protette e biotipi, mentre il parco dell’irno ne era stracolmo sino a divenire di interesse regionale nel 2008.

Ai Pisano viene contestato il crimine di aver scaricato perpetuamente acque reflue industriali in un’area protetta, tra l’altro valutata sito di importanza comunitaria, con significativi e ripetuti sforamenti: di rame, idrocarburi totali e metalli pesanti. Secondo l’accusa, i Pisano, smaltivano illecitamente rifiuti speciali,  emettendo in atmosfera anidride solforosa e monossido di carbonio in misura superiore fino a dodici volte rispetto ai limiti di legge. Gli sforamenti hanno riguardato anche le polveri sottili Pm10. «doveva essere fatto alla luce del sole – ha raccontato il procuratoreCorrado Lembo ai microfoni di Tv Oggi – Le Fonderie non hanno autorizzazioni legittime e non possono continuare a svolgere la propria attività». Il procuratore Lembo è favorevole alla delocalizzazione: «Se l’impresa vuole continuare a operare deve farlo in condizioni di legge e poi in un luogo che non produca danni ai lavoratori e ai residenti».

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