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Omicidi a Salerno, una strage silenziosa: l'editoriale

L’editoriale di Marco Di Bello (giornalista de il Mattino)


A Salerno e provincia parlare di criminalità organizzata è tabù.

Sono molti quelli che storcono il naso dinanzi a un fenomeno che viene ritenuto estraneo a questi territori e più confacente al napoletano o, al massimo, al casertano. Eppure, di fronte alla realtà dei fatti, risulta difficile non credere a un gioco più grande. Che la provincia di Salerno rappresenti un territorio ambito è risaputo sin dai tempi della Nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo. Anche o’ professor fu catturato qui, precisamente ad Albanella, dove godeva dell’appoggio di suoi sodali.

La storia più recente, però, parla di altro. Parla di una lunga scia di sangue, affari e infiltrazioni difficili da spiegare, se non con una mentalità che torna a prendere sempre più piede nella provincia salernitana. È qui, del resto, che trova la morte un sindaco. Angelo Vassallo, primo cittadino di Pollica, muore nel settembre 2010 in circostanze mai del tutto chiarite. Su quei territori, tuttavia, quelli della costa cilentana, sono noti gli interessi criminali.

In quelle zone che sono la patria della Dieta mediterranea molti, compresi i gruppi organizzati, intravedono ricche possibilità di sviluppo. Un’unica, conveniente, lavatrice dove ripulire il denaro proveniente da altre attività illecite. Se l’omicidio Vassallo rappresenta un caso a sé, di più difficile comprensione, altri omicidi avvenuti negli ultimi anni in provincia e nel capoluogo sembrano collegarsi fra loro. Cambiano le mani, ma non cambiano gli interessi criminali.

La droga, in primo luogo. Lo stesso ambito nel quale pare possa essere maturato anche l’omicidio di Ciro D’Onofrio. E non solo. Gennaio 2014, Vincenzo Persico, figlio dell’ex boss Ciro Persico, viene ucciso a colpi di pistola a Montecorvino Rovella. A premere il grilletto, per quello che fu un vero e proprio regolamento di conti sempre nell’ambito del traffico di stupefacenti, fu Alberto Volpicelli, con la complicità di Domenico Lamberti, Angelo Di Lucia e Nicola Brunetto. Da allora cala il silenzio, fino al maggio 2015. Questa volta si tratta di duplice omicidio e, a cadere sotto i colpi d’arma da fuoco sono Antonio Procida e Angelo Rinaldi. Secondo l’accusa, i due perirono sotto il fuoco di Guido Vaccaro e Roberto Esposito, su ordine di Matteo Vaccaro ritenuto l’allora boss di Ogliara, per un regolamento di conti relativo all’affissione dei manifesti elettorali.

Tre mesi più tardi, nell’agosto del 2015, le pistole tornano a parlare. Dieci colpi d’arma da fuoco lasciano a terra Aldo Autuori. Titolare di una ditta di trasporti, in quel caso, Autuori non aveva nulla a che fare con la droga. Però anche lui, all’inizio dei Duemila, incontrò la giustizia. Per l’omicidio di Luciano Merola, Autuori aveva appena finito di sconta quindici anni di prigionia, prima di essere attinto dai proiettili. Passano solo quattro mesi e, nel dicembre 2015, altri quattro colpi d’arma da fuoco lasciano a terra Massimiliano Nastri. Anche lui, come D’Onofrio, aveva precedenti per spaccio di droga.

Anche lui, come D’Onofrio, nei primi anni 2000 era stato raggiunto da un’ordinanza cautelare per il traffico di stupefacenti. Nel mezzo, le operazioni delle forze dell’ordine, che su ordine della Procura, hanno sgominato decine di gruppi dediti allo spaccio di sostanze stupefacenti e non solo. Quella più clamorosa riguarda Battipaglia, dove nel maggio 2015 vengono arrestate ben 87 persone.

L’indagine aveva già dato i suoi frutti, nell’aprile del 2014, con lo scioglimento del Comune per infiltrazione della criminalità organizzata. E del resto, nell’ultima relazione semestrale presentata dalla Dia, appare una situazione quantomai frammentata in provincia, con decine di gruppi criminali che si contendono il territorio. Mentre dall’esterno, le ‘ndrine calabresi spingono per ottenere il controllo sul porto di Salerno, ottima base per i narcotrafficanti.



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