Cronaca

Operazione "Thunderbolt" – LE INTERCETTAZIONI

Emergono dati rilevanti dall’operazione “Thunderbolt” svolta nella giornata di ieri dai Carabinieri di Salerno. Le microspie hanno intercettato molte conversazioni degli arrestati. Ad esempio Gianluca Di Benedetto che racconta alla compagna Romina Coppola: «Sono andato a dormire che erano le 6 del mattino, perché durante la notte è venuta la corte di Cristo». Poi continua dicendo: «La gente sta venendo e vuole il “pane” come l’acqua fresca e non so cosa dargli».

Quando le provvigioni tardavano ad arrivare il nervosismo aumentava. E frequenti erano i litigi tra la madre dei Di Benedetto, Antonietta Di Marco, con il fornitore Biagio Parisi. La stessa donna lo racconta durante una conversazione: «No, io gli ho dato un ultimatum, fino a stasera, massimo alle cinque, poi vado da un’altra parte… La vado a prendere da un’altra parte». Nella gestione dello spaccio -come sottolinea il procuratore antimafia Vincenzo Montemurro- le donne coprivano un ruolo principale: il dato è particolarmente evidente nel caso del sodalizio di Battipaglia, di cui la madre dei Di Benedetto, Antonietta Di Marco, risulta capo indiscusso e dispotico. Per alcuni era “La signora di Battipaglia”, i figli invece la chiamavano “la padrona”.

«È successo un macello – confida Gianluca in una conversazione con la compagna – Dice che ci mancano i soldi, si trova 300-400 euro di meno». E ancora: «Qua se non vendiamo la droga non mangiamo». È alla Di Marco che spetta la contabilità («come si porta il conto mamma…»).

D’altronde la Di Marco si occupava di persona anche del confezionamento delle dosi e dei contatti con i fornitori: «Non ti do niente! Ma perché la droga la compri tu? Ma per piacere – incalza in un litigio col figlio Gianluca – Vedi che i soldi a Biagio glieli porto io». Il linguaggio “cifrato”. Per lo smercio nell’abitazione di Battipaglia si usava con gli acquirenti un frasario criptato: «La ragazza è con te? Ti porto un pensiero» uno degli approcci più frequenti. La cocaina diventa “le sigarette”, “la birra”, “la pasta”, “le magliette”, la “ruota nuova” quando si tratta di sostituire una partita non gradita con uno stupefacente di maggiore qualità. Il fornitore Pietro Del Mastro jr parla di “pezzo di cioccolato” per indicare l’hashish e di “birra” per la polvere bianca.

Ma è il commerciante Carmine Landi che ha gioco più facile di tutti. Titolare a Battipaglia di un negozio di cibo per animali e toilettatura, può parlare senza destare sospetti di “mangime per uccelli”, “croccantini per cani”, “cuccia”, “barboncino”. Per gli investigatori, che ne hanno registrato le telefonate, si tratta di un linguaggio criptato per provare a nascondere il traffico di droga. La conferma arriva proprio da una conversazione, in cui un compratore si lamenta della scarsa qualità di un grammo di “mangime”, pagato 90€. Decisamente troppo, per un acquisto di alimenti per animali, e in linea invece con un traffico di droga.

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