Cronaca

L’homemade nelle mense ospedaliere: risparmio e qualità al “Ruggi”

SALERNO. L’azienda ospedaliera universitaria del “Ruggi” a Salerno risparmiano 2,39 euro a pasto rispetto gli altri ospedali della provincia.

Il “Ruggi” di Salerno spende giornalmente 9,14 euro per far mangiare tre volte al giorno un paziente ricoverato nell’ospedale più importante della provincia. Nelle strutture sanitarie di Mercato San Severino, Cava de’ Tirreni e nel “Da Procida” di Salerno, invece, le aziende spendono 11,53 euro.

Il servizio di mensa

Questi ultimi tre presidi ricevono i pasti dalla stessa ditta che li prepara allo stesso costo per l’Asl. L’azienda universitaria con la preparazione homemade registra un ottimo risparmio e non solo. La qualità superiore nella fornitura dei pasti come chiunque abbia provato entrambi la può testimoniare.

Ma se l’azienda universitaria dovesse fornire i pasti a tutti gli ospedali, il prezzo dovendo aggiungere i costi di trasporto e quelli della responsabilità legale sulla fornitura, salirebbe drasticamente e addio risparmio.

L’homemade e il risparmio

Quindi, per il “Ruggi” la scelta della preparazione dei pasti homemade è stata una decisione determinante in termini di qualità e di costi e se volesse fornirli, anche, agli altri ospedali ci sarebbe un minor risparmio ma la qualità è la cosa più apprezzata.

1037 posti letto in tutta l’azienda ospedaliera universitaria, che si suddividono tra il Ruggi (716 posti letto), il Da Procida (131), Cava (95), Mercato San Severino (75) e Castiglione di Ravello (20), si spendono 1.386.730 euro l’anno. Di questi 1.386.730 euro, 658.080 euro per il “Ruggi” con un risparmio di 172.080 euro l’anno e una qualità considerata superiore.

Il direttore amministrativo dell’Azienda ospedaliera universitaria

Ha commentato il direttore amministrativo dell’Azienda ospedaliera universitaria Oreste Florenzano: «La scelta operata nel 2012 di produrre internamente i pasti per i degenti ha consentito di utilizzare a pieno gli investimenti strutturali in precedenza realizzati, come i locali e le attrezzature per la cucina, nonché di garantire un’ottima qualità dei pranzi e non ultimo un’economia di spesa notevole.

Basti considerare che i pasti prodotti al “Ruggi” coprono circa il 53 per cento del fabbisogno totale dell’azienda. La scelta operata ha consentito, tra l’altro, di utilizzare a pieno le risorse di personale dedicato già in servizio presso l’azienda».

Perché il “Ruggi” non fornisce le altre strutture?

Perché l’ospedale di via San Leonardo non fornisce le altre strutture della stessa azienda? Florenzano risponde che: «Non è stato possibile estendere il servizio agli altri plessi a causa di carenza di personale nonché per le ulteriori complicazioni che sarebbero seguite sia in termini di autorizzazioni sia di mezzi di trasporti necessari».

L’Asl e l’homemade

La scelta vincente adottata dal Ruggi potrebbe essere seguita anche dall’Asl Salerno. L’Asl, ogni anno, spende 7,4 milioni di euro per fornire pasti, seppur per un numero maggiore di degenti ricoverati nei 12 ospedali della provincia. Da non dimenticare, però, che il blocco delle assunzioni e la crisi della sanità campana dalla quale si sta uscendo negli ultimi mesi si sta mettendo sempre di mezzo.

Non essendo stato possibile assumere personale da dedicare a qualsiasi servizio nella sanità la crisi ha strangolato molti settori. E quando si sbloccherà la situazione? Si prediligerà assumere prima di tutto medici, infermieri e altre figure indispensabili all’erogazione delle prestazioni sanitarie poi quelle di altri servizi, come quelli amministrativi o le mense.

La situazione non cambierà

Quindi, la situazione renderà ancora necessario l’affidamento all’esterno delle produzioni di pasti. Però i controlli saranno costanti e indispensabili per evitare episodi come quello accaduto all’ospedale di Battipaglia dove un paziente si è ritrovato una blatta dentro il piatto, che ha innescato le conseguenti ispezioni di Asl e carabinieri del Nas con la chiusura temporanea della mensa ospedaliera.

Il compito della commissione voluta dal direttore generale dell’Asl, Antonio Giordano, sarà proprio questo: verificare tutte le mense ospedaliere della provincia siano a norma.

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