Cronaca

Pagani: l'infermiere Lamberti racconta la sua dipendenza dal gioco

PAGANI. Giuseppe Lamberti, un’infermiere in servizio all’ospedale “Umberto I” di Nocera Inferiore, è riuscito a combattere il demone del gioco d’azzardo e (dopo un travagliato passato fatto di grandi rimpianti) è riuscito, con il provvidenziale aiuto dei familiari, a riscattarsi sino a guidare l’associazione “Famiglie in gioco” del Gruppo Logos di Salerno.

Con un intervento fatto all’indomani della pubblicazione dei dati sulla diffusione di centri scommesse e sale slot nell’Agro ci va giù duro sull’azzardopatia:

«Un dato incredibile noi non vogliamo che chiudano, anche per una questione occupazionale, ma chiediamo che non ne aprano altro e che quelle esistenti siano regolamentate».

Negli ultimi 5 anni, infatti, Nocera Inferiore e Scafati raggiungono un’allarmante primato riguardo la diffusione dei centri scommesse e delle sale gioco nell’Agro. Negli ultimi anni ci sono 211 attività che riguardano lotterie, scommesse e case da gioco registrate (aperte nel primo trimestre del 2016), mentre nel 2012 erano solo 110. Nei comuni dell’Agro: Angri, Corbara, Castel San Giorgio, Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Pagani, Roccapiemonte, San Marzano sul Sarno, Sant’Egidio del Monte Albino, San Valentino Torio, Sarno e Scafati siamo arrivati a quota 63, mentre nel 2012 erano solo 27.

«Stiamo contattando i gestori dei bar – afferma Lamberti – affinché dismettano le slot, in cambio chiediamo ai comuni di applicare degli sgravi. Finora pochi bar ci hanno ascoltato e nessun comune ha adottato misure d’aiuto».

Sia “Gruppo Logos” che “Famiglie in Gioco” stanno dando molto alla comunità sensibilizzando i cittadini:

«Stiamo contattando i gestori dei bar affinché dismettano le slot, in cambio chiediamo ai comuni di applicare degli sgravi. Finora pochi bar ci hanno ascoltato e nessun comune ha adottato misure d’aiuto».

E la storia di Lamberti racconta un po’ il contesto negativo che gira attorno a questo fenomeno, dato che fin da bambino vedeva giocare d’azzardo nei cortili di Pagani, per poi passare subito ai bar e alle bische:

«I papà devono sapere che portare i figli nelle sale scommesse non è un buon esempio, non si rendono conto del danno che fanno – e continua riferendosi principalmente alla diffusione del problema – abbiamo tante persone ammalate, ma abbiamo poche persone che ci aiutano nel sostenerli, il sostegno loro è importantissimo. Si può riemergere, occorre tanta volontà. L’80/90% delle persone che si rivolge a noi riesce a vincere la battaglia. Ho venduto casa tre volte e tre volte l’ho ricomprata. Ho finito di pagare i debiti pochi anni fa».

Fonte: La Città

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