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Patto Motta-Lanaro, retroscena: inciucio già dalle primarie e zampino dei “deluchiani”

BATTIPAGLIA. Da Vincenzo De Luca a Vincenzo De Luca, dalle regionali alle amministrative: Gerardo Motta è riuscito nell’obiettivo di spaccare il Pd e di portare i pezzi che contano dalla sua parte. Lasciando con un pugno di mosche chi aveva scelto di puntare su Enrico Lanaro. Oggi che Lanaro è passato dalla parte di Motta, quel Pd è solo. Sembrano passati secoli da quando Motta era un leader del centrodestra battipagliese, capace di tessere rapporti personali con Edmondo Cirielli, Gianni Alemanno, Maurizio Gasparri, fino a Gianfranco Fini e alle foto con Silvio Berlusconi. Il supporto a De Luca dello scorso anno, la visita del governatore in azienda, le cene elettorali con Tonino Cuomo e Fulvio Bonavitacola avevano rappresentato il corteggiamento del candidato sindaco al Pd. Dopo le regionali il fidanzamento. In dote, i deluchiani gli avevano offerto il simbolo del Pd. Un dono rifiutato da Motta, per ragioni di opportunità visto lo sconquasso giudiziario che aveva chiuso l’esperienza del sindaco Giovanni Santomauro, voluto proprio dal Pd nel 2009.

Motta e i deluchiani

Pur senza il simbolo, Motta ha sempre avuto il trespolo dei deluchiani. Al punto da influenzare, con i voti dei suoi alleati (o di chi, come Alfredo Liguori, sarebbe andato subito dopo da Motta) le primarie del centrosinistra dello scorso marzo. Decise in un incontro pochi giorni prima delle primarie, a cui avrebbero preso parte Motta, Lanaro, Liguori e qualche ex consigliere fedele a Santomauro. La vittoria di un iscritto Pd come Pietro Ciotti o Nicola Oddati avrebbe creato imbarazzo a De Luca, che qualche mese prima aveva consigliato al segretario provinciale Nicola Landolfi di non candidarsi a sindaco di Battipaglia. Quelle primarie le aveva vinte Lanaro – alleato di Motta, ufficialmente da ieri – portando con sé ciò che restava del Pd. Il vero partito, da Cuomo a Bonavitacola, passando per i Volpe (Mimmo e Andrea), Franco Alfieri, Franco Picarone e altri esponenti di spicco, è sempre stato con Motta. Su indicazione di De Luca, il quale strategicamente non è mai venuto a Battipaglia e non ha mai rilasciato dichiarazioni a sostegno del candidato del Pd, Lanaro. Potrebbe venire a Battipaglia, però, per Gerardo Motta. Proprio come Bonavitacola, domenica 29 maggio – una settimana prima del confronto elettorale – era stato a cena con Motta, in una pizzeria della città, con Landolfi, Cuomo e altri esponenti del Pd. Due di loro, Bonavitacola e Landolfi, avevano tenuto un incontro al teatro Bertoni il martedì successivo, al fianco di Lanaro. Mercoledì, in un’intervista radiofonica, Motta aveva dichiarato che «De Luca sarà al mio fianco per il ballottaggio». Ieri mattina, in conferenza stampa, ha detto che «se riterrà opportuno verrà. Io ho votato lui alle regionali…». Il tutto davanti a Lanaro, che non ha mai avuto il piacere di un sostegno da parte di De Luca nonostante il simbolo del Pd fosse nella sua coalizione.

Dem in subbuglio

Nel Pd qualcosa succederà. Landolfi ha fatto sapere che la segreteria medita azioni straordinarie. Il segretario Davide Bruno, uno dei pochi ad aver intuito l’inganno politico e l’unico a inviare al comitato dei garanti la lista dei nomi del Pd al fianco di Motta, potrebbe dimettersi. Salvatore Anzalone, storica anima del Pd battipagliese, afferma che «il Pd ha perso e farà opposizione». Tanti esponenti di Lanaro – che raccolgono firme contro l’alleanza con Motta – si sono fatti sentire su Fb. Alcuni di loro hanno affermato che «ci vergogniamo di aver fatto votare Lanaro. Ci sentiamo traditi. Abbiamo valutato male. Anche lui rappresenta la politica preistorica».

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