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Dal Salento ai Pink Floyd: intervista ad Azzurra Caccetta

SALA CONSILINA. Passione, danza e una profonda malinconia. Tutte eredità della sua terra, che Azzurra Caccetta ha portato con sé oltremanica. La ballerina salentina, protagonista dei cortometraggi tratti dall’ultimo album di Roger Waters, torna in Italia dopo il successo conseguito grazie all’incontro con la musica dell’ex leader dei Pink Floyd.

È davvero questa la vita che vogliamo? Si chiede Waters nel suo quinto album in studio da solista “Is this the life we really want?”. Azzurra Caccetta, ospite di “Teatro in Sala”, la rassegna in corso al Teatro Comunale Mario Scarpetta di Sala Consilina, racconta la sua a L’Occhio di Salerno.

 

Di ritorno da Londra, dopo il successo mondiale conquistato grazie alle tue performance nei videoclip tratti dall’album di Roger Waters, genio creativo dei Pink Floyd. Com’è andata?

 

È stata un’esperienza straordinaria per me e un grande onore averne fatto parte. È qualcosa che ancora riecheggia in un certo senso in me o comunque mi illudo che stia continuando. Non solo perché ne stiamo parlando ora, ma anche perché Roger Waters attualmente proietta i video durante i suoi concerti.

 

Nel video di “The last refugee” e del sequel “Wait for her”, diretti da Sean Evans, è centrale la tragedia dei migranti. Quanto è stato difficile per te interpretare il ruolo di una rifugiata?

 

Più che difficile è stato profondamente triste calarsi in questa parte. Ho dovuto immaginare come potesse sentirsi questa donna, una ballerina di flamenco che probabilmente aveva abbandonato la sua casa per sempre e che aveva perso la sua bambina in mare. Ho provato a sentire il suo dolore in piccola parte. Continuamente le immagini che ci vengono riproposte dai media, e il fatto che noi viviamo questa condizione anche molto da vicino, ci fanno sentire quanto queste persone soffrano. In un certo senso è come se l’universo ci stesse chiedendo di aiutarle, di andare loro incontro.

 

Sono 7 anni ormai che vivi a Londra dove, come tu stessa hai raccontato, nonostante Brexit e terrorismo, l’accoglienza e il rispetto non sono mai svaniti. Ti sei sentita subito accolta quando sei arrivata a Londra?

 

Da un punto di vista artistico non è stato poi così difficile trovare il modo di esprimersi perché ci sono così tante piattaforme, tanti contesti in cui le arti performative fanno da protagoniste. Essendoci anche una certa meritocrazia non è poi così difficile trovare delle opportunità a Londra. Da un punto di vista sociale c’è bisogno, invece, di imparare quelli che sono i codici di comunicazione all’interno della società per poi integrarsi. Però ci si sente a casa proprio perché ci sono persone che vengono da tutte le parti del globo.

 

Quanto le tue origini hanno influito sulla tua carriera?

 

Le mie origini le porto con me e ovviamente vengono fuori anche quando mi esprimo artisticamente. Soprattutto direi la passione e la malinconia che mi caratterizzano penso provengano dalla mia terra, dalla taranta.

 

Stai lavorando a qualcosa in particolare attualmente?

Al momento sto lavorando ad un progetto con una coreografa di un altro danzatore, però mi piacerebbe tantissimo poter lavorare nel mondo del cinema.

 

Prima di trasferirti nella capitale inglese, hai vissuto per qualche anno a Roma dove, oltre a scoprire vari generi di danza, ti sei approcciata alla recitazione. Hai già esperienze in quest’ambito?

 

La recitazione è un’altra mia passione. Ho preso parte ad alcuni cortometraggi, piccoli ruoli in alcune fiction, però quello del cinema è un settore che ancora non ho esplorato così come vorrei. Il mio sogno è un futuro da attrice.

 

Azzurra Caccetta su Vimeo

 

Il video di “The last refugee”

 

Il video di “Wait for her”

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