Cronaca

Politica e camorra, accordi e corruzione: parla il colonnello Iannaccone

SCAFATI. Il colonnello della Dia afferma che a Scafati i clan volevano stringere accordi con la politica. L’intento era quello di raggiungere la pubblica amministrazione e fare i propri interessi, passando da un clan all’altro.

Queste e altre circostanze sono state verbalizzate dai giudici del collegio di Nocera Inferiore con la deposizione del capitano della Dia, Fausto Iannaccone, che ha ripercorso ieri mattina la genesi dell’indagine “Sarastra”, il cui impianto accusatorio ipotizza un patto tra l’amministrazione dell’ex sindaco, Pasquale Aliberti, con gli esponenti del clan Loreto-Ridosso.

Il militare ha affrontato diversi temi: dalle segnalazioni sul clan dei Casalesi, con ulteriori collegamenti nel comune di Scafati, ai presunti rapporti con il clan di Zagaria fino agli interessi del clan di Scafati per le elezioni amministrative e regionali e alle centinaia di documenti sequestrati. Oltre quattro ore di testimonianza, cominciata con l’attentato con tanto di bomba esplosa nei pressi della casa di Lucio Cuomo, cognato del consigliere d’opposizione del Partito Democratico, Vittorio D’Alessandro.

Era il 23 aprile 2015. Da lì le prime perquisizioni e il primo sequestro di documenti: dagli appalti pubblici sul polo scolastico ad un bando per la nomina di funzionari

Le parole di Iannaccone

Iannaccone ha inoltre illustrato i contenuti di alcuni verbali riempiti da collaboratori di giustizia, come Pasquale Loreto, che nel 2011 riferì che l’ex sindaco Aliberti fosse stato aiutato, in termini elettorali, dai “Campagnuoli”, quelli del clan Sorrentino. Un primo indizio in tal senso era contenuto in un’appunto della polizia giudiziaria del 2003, quando Aliberti si candidò al consiglio comunale. In quell’occasione i militari registrarono la presenza del fratello Nello Maurizio, anch’egli imputato nel processo, con Sebastiano Sorrentino, ritenuto esponente di quel clan, presso un seggio elettorale. E ancora: quando i carabinieri del Ros erano sulle tracce del boss Francesco Matrone “A’ belva”, un controllo in un deposito dell’azienda Trans Europa, del figlio di Matrone, permise di trovare un carrello pubblicitario elettorale a sostegno di Pasquale Aliberti, candidato al consiglio provinciale nel 2009. Era il 2011.



I comuni sciolti per camorra

Il militare ha poi proseguito riferendo di aver raccolto e indagato su alcune interrogazioni parlamentari concentrate sui rapporti di affinità dell’ex segretaria comunale Immacolata Di Saia – con la lista di tutti i comuni sciolti per camorra dove lei prestò servizio – con l’ex parlamentare Nicola Cosentino e con Fortunato Zagaria, sindaco di Casapesenna poi arrestato per essere contiguo al clan dei Casalesi. Da qui è seguita la lista di una serie di indagini condotte dalla Dda di Napoli, che avrebbero sfiorato anche persone ed imprenditori residenti a Scafati. Il racconto ha toccato poi i rapporti presunti tra il fratello dell’ex sindaco Nello Maurizio Aliberti e Giovanni Cozzolino, lo staffista imputato nel processo, con i fratelli Maurelli, due presunti narcotrafficanti arrestati dopo il sequestro di 600 chili di cocaina. Anche con i Maurelli, residenti a Scafati, vi sarebbero stati incontri in chiave elettorale, nel 2015, per le regionali in cui era candidata Monica Paolino.

A seguire i nomi delle imprese di pompe funebri che avrebbero ricevuto favori dall’amministrazione di Pasquale Aliberti, fino al tentativo da parte del clan Loreto-Ridosso di infiltrarsi con proprie imprese negli appalti pubblici, con la Italy service, una società intestata ad un prestanome e riconducibile ad Alfonso Loreto e Gennaro Ridosso. “Il clan decise di smetterla e di fermarsi con le estorsioni – ha detto Iannaccone – mandando avanti un ragazzo, Andrea Ridosso, per provare a prendere contatti con l’ex sindaco”. Andrea Ridosso, fratello di Luigi, ritenuto uno dei capi della cosca e figlio di Salvatore, ucciso in un agguato di camorra nel 2002. Il gruppo criminale voleva candidarlo alle amministrative del 2013, ma dovette cambiare idea perchè Aliberti non voleva, perchè gli preferì Roberto Barchiesi, allora zio di Alfonso Loreto. “Dal cellulare di Andrea Ridosso sono emerse – ha spiegato Iannaccone – alcune foto di schede elettorali con il nome di Barchiesi. E nel suo computer delle bozze di mail indirizzate al sindaco Aliberti nei mesi della campagna elettorale del 2015”. Al vaglio degli inquirenti finirono anche alcune conversazioni tra Andrea Ridosso e Angelo Pasqualino Aliberti per un appuntamento e tra Andrea e il fratello Luigi che lo pressava per fissare un incontro con il primo cittadino. Fu proprio Andrea a dire che il sindaco non aveva voluto incontrarlo. “Bisogna farselo amico”, questo dopo le elezioni.

I voti per le regionali

Il capitano della Dia ha poi riferito dell’impegno del figlio di Salvatore Ridosso per la campagna elettorale di Monica Paolino, con la promozione di un incontro elettorale – anche per mezzo Facebook – al bar Alba. Su richiesta del pubblico ministero, Vincenzo Montemurro, il capitano ha poi risposto su quali fossero le imprese legate al clan dei Casalesi ad aver ottenuto appalti nel comune di Scafati. La lunga deposizione, con il contro esame degli avvocati difensori, continuerà il prossimo 3 dicembre.

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