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Funerali e criminalità, 11 arresti: in manette l’imprenditore Roberto Squecco e l’ex moglie

Infiltrazioni criminali e pompe funebri, undici arresti: Squecco in manette. Arrestata anche l'ex moglie Stefania Nobile

Undici arresti per infiltrazioni criminali nel settore delle pompe funebri e del trasporto degli infermi. In particolar modo, sono finiti nei guai Roberto Squecco, noto imprenditore di Capaccio Paestum e altri 10 soggetti (tra cui l’ex moglie Stefania Nobili) accusati di di intestazione fittizia di beni, riciclaggio, reimpiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, auto-riciclaggio, peculato, abuso d’ufficio e falso, turbata libertà degli incanti ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.

Infiltrazioni criminali nelle pompe funebri, arresti all’alba da parte della Polizia

Dalle prime ore della mattina della giornata di mercoledì 20 gennaio, la Squadra Mobile di Salerno e la Divisione Anticrimine della Questura di Salerno, con il coordinamento del Servizio Centrale Operativo e del  Servizio Centrale Anticrimine, su delega della Procura Distrettuale della Repubblica di Salerno, hanno condotto una vasta operazione di contrasto alle infiltrazioni criminali nel settore del trasporto infermi e delle onoranze funebri.

Sequestro da 16 milioni di euro

Contestualmente, la Divisione Anticrimine sta eseguendo un provvedimento di sequestro di prevenzione emesso, dal Tribunale di Salerno – sezione misure di prevenzione, ai sensi della normativa antimafia, su proposta congiunta del Procuratore della Repubblica e del Questore di Salerno, concernente beni di associazioni di soccorso pubblico e ulteriori assetti societari per un valore di circa 16 milioni di euro.

Arrestato l’imprenditore Roberto Squecco

Tra gli arrestati nell’ambito dell’operazione Croci del Silaro c’è Roberto Squecco, imprenditore attivo nel settore delle pompe funebri. Gli è stato sequestrato un terreno di circa 4600 metri quadri a Zimbor, nella contea Salaj, in Romania. Confiscati anche beni e immobili in Cilento e riconducibili all’imprenditore. Si tratta del primo bene sequestrato attraverso l’attivazione della procedura introdotta dal Regolamento (Ue) 2018/1805 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 14 novembre 2018, procedura entrata in vigore lo scorso 19 dicembre. Oltre al terreno a Zimbor, sono stati sequestrati una società con sede in Italia, 2 associazioni di soccorso, 26 automezzi, 7 conti correnti bancari, 12 terreni situati a Capaccio-Paestum.


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Nel decreto di sequestro è citato l’episodio relativo alla vicenda delle ambulanze utilizzate per festeggiare l’elezione a sindaco di Capaccio Paestum di Franco Alfieri. In quella circostanza Squecco era alla guida di una ambulanza intestata all’associazione Croce Azzurra Città di Capaccio. Nella mattinata odierna inoltre è stata arrestata anche Stefania Nobili, ex moglie di Squecco, in passato candidata in una delle otto liste del sindaco ed eletta con 348 voti.

I dettagli dell’operazione ‘Croci del Silaro’

Gli approfondimenti investigativi permettevano di raccogliere evidenze probatorie che consentivano di inquadrare Roberto Squecco quale gestore di fatto di tutte le associazioni che operavano nel settore del trasporto infermi e delle collegate società di onoranze funebri, associazioni e società solo formalmente intestate a parenti e collaboratori del predetto; in particolare, la figura di Squecco emergeva anche per i  precedenti penali di rilievo (condannato, infatti, con sentenza definitiva per tentata estorsione in danno di un imprenditore operante proprio nel settore delle onoranze funebri, reato commesso al fine di agevolare il clan camorristico Marandino) e per essere stato già sottoposto a misura di prevenzione patrimoniale; nonostante ciò, il predetto continuava ad avere dirette interlocuzioni con le amministrazioni pubbliche, gli enti, i clienti, i collaboratori ed i fornitori, affatto giustificabili con il suo ruolo di dipendente di una delle società funebri controllate e di mero volontario delle associazioni/onlus allo stesso riconducibili. Ed invero, lo Squecco ricopriva formalmente ruoli marginali all’interno delle società ed associazioni a lui riconducibili al solo fine di non farne trasparire la titolarità e gestione diretta nel tentativo di eludere l’eventuale applicazione a suo carico di misure di ablative in sede di prevenzione.

Nell’ambito di detta attività d’indagine, già a far data dall’ottobre 2019, venivano eseguiti, nei confronti di Roberto Squecco  e di ulteriori soggetti, prestanome del predetto, sequestri preventivi di alcune società ed associazioni, operanti nel settore del trasporto e soccorso infermi in convenzione con l’A.S.L. di Salerno e delle onoranze funebri nonché dei beni strumentali delle stesse; venivano altresì sottoposti a sequestro conti correnti e rapporti bancari sui quali erano stati rintracciati movimenti di ingenti somme di  danaro pari a circa 500mila euro.

Contestualmente all’esecuzione dei provvedimenti cautelari personali – secondo una strategia di contrasto avviata, a livello nazionale, dalla Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato, che prevede un modello operativo innovativo, caratterizzato dallo svolgimento in parallelo delle indagini penali e di prevenzione antimafia, investigatori del Servizio Centrale Anticrimine e della Divisione Anticrimine di Salerno hanno eseguito, nei confronti di Squecco Roberto, un decreto di sequestro di prevenzione di beni e assetti societari, per un valore di circa 16 milioni di euro.

Il provvedimento ablatorio è stato emesso dal Tribunale – Sezione Misure di Prevenzione di Salerno – ai sensi della normativa antimafia, su proposta formulata congiuntamente dal Procuratore della Repubblica di Salerno e dal Questore di Salerno.

L’Autorità giudiziaria ha valutato positivamente le risultanze delle indagini svolte dai menzionati Uffici, rilevando la pericolosità sociale dello Squecco sia “qualificata” – quale appartenente alle associazioni di cui all’art. 416 bis c.p. (nello specifico al clan “Marandino”) e quale soggetto indiziato del delitto di cui all’articolo 512 bis c.p. (trasferimento fraudolento di valori) – che “generica”, poiché soggetto che vive abitualmente con i proventi di attività delittuose.

In particolare, il Tribunale, concordando con la richiesta delle Autorità proponenti, ha evidenziato che lo Squecco è da considerare soggetto socialmente pericoloso sin dalla seconda metà degli anni ’90. Risalgono a quel periodo, infatti, le denunce per truffa, ricettazione, violazione delle norme tributarie, traffico di carte clonate, nonché le operazioni di distrazione di beni e capitali poste in essere in danno dei creditori delle società da costui amministrate, formalmente o di fatto, poi dichiarate fallite. Condotte queste ultime grazie alle quali lo Squecco ha accumulato un ingente capitale illecito, di oltre 3 milioni di euro, successivamente reinvestito in diversi settori imprenditoriali, e per le quali ha riportato due condanne per bancarotta fraudolenta.

Il provvedimento, inoltre, ha evidenziato, che negli anni 2012–2014, l’imprenditore salernitano ha manifestato anche una pericolosità sociale di tipo qualificato, derivante dalla vicinanza al clan camorristico “Marandino”; infatti, nel 2014, egli è stato tratto in arresto per partecipazione ad associazione di stampo camorristico facente capo a Marandino Giovanni ed estorsione aggravata. Fatti per i quali è stato condannato, definitivamente, con parziale riforma nella forma tentata del delitto estorsivo aggravato dal metodo mafioso.

In tale arco temporale Squecco, anche grazie al reinvestimento dei proventi di reati tributari, ha, di fatto, continuato a mantenere il monopolio nei servizi delle onoranze funebri e del pubblico soccorso nei Comuni cilentani di Agropoli, Acerno e Capaccio, attraverso la creazione di nuove associazioni e società intestate a prestanome ovvero infiltrando imprese di terzi già attive, in modo da sfruttare, in maniera occulta, mezzi e licenze altrui conseguendo, pertanto, un notevole arricchimento.

Sotto tale ultimo profilo, viene stigmatizzato, altresì, il complesso sistema di fatturazioni per operazioni inesistenti realizzato dal predetto attraverso società cartiere operanti nel settore sanitario, che ha fruttato, solo nel periodo 2017/2019, introiti per circa 1 milione di euro, successivamente riciclati nelle casse di altre Onlus non operative sempre riconducibili a Squecco, e distratti per finalità personali o per creare provviste di denaro contante.

Parimenti, vengono poste in rilievo e condivise dal Tribunale le risultanze delle investigazioni patrimoniali, che hanno delineato l’articolata rete di soggetti giuridici non dotati di personalità giuridica e di strutture societarie create ad hoc o “rilevate” negli anni 2018 – 2020 per “superare” gli impedimenti imposti dall’Autorità, che hanno consentito allo SQUECCO, grazie alla folta schiera di prestanome, di continuare a mantenere il controllo dei settori delle onoranze funebri e dell’assistenza sanitaria e soccorso di infermi.

Gli approfondimenti economico-finanziari, hanno, altresì, documentato come Squecco abbia reinvestito le somme illecitamente acquisite con le due importanti e risalenti bancarotte fraudolente, compiendo diverse operazioni commerciali, tra le quali spiccano per la particolare rilevanza: in primo luogo, l’acquisto, attraverso la società Pianeta Paestum S.r.l, di 12 terreni ubicati in Capaccio (SA), dell’estensione di circa 18 ettari, per l’importo dichiarato di 1.600.000.000 delle vecchie lire, il cui attuale valore, sulla base della relativa destinazione urbanistica e delle potenzialità di sfruttamento che li contraddistinguono, è stimabile in circa 15 milioni di euro; tra le varie progettualità che hanno interessato i citati terreni, nonché altri appezzamenti limitrofi, vi era quella di realizzare un parco divertimenti tematico, con l’intervento delle amministrazioni Comunali di Capaccio e Agropoli; in secondo luogo, la costituzione di due compagini societarie in Romania, attive nella produzione e vendita di prodotti caseari, registrate fra il 2002 ed il 2009, titolari di immobili in quel Paese.

Pertanto, alla luce degli elementi esposti, nonché degli accertamenti esperiti attraverso una specifica richiesta di Commissione Rogatoria alle competenti Autorità Romene, il Tribunale ha disposto il sequestro di una società con sede in Italia, 2 associazioni di soccorso, 26 automezzi, 7 conti correnti bancari, 12 terreni siti in Capaccio – Paestum, un terreno sito a Zimbor – Romania, per un valore complessivo stimato di circa 16 milioni euro.

Con riferimento, in particolare, al bene immobile situato in territorio estero, è stata attivata, per la prima volta nel nostro Paese, la procedura introdotta dal nuovo Regolamento (Ue) 2018/1805 del Parlamento Europeo e del Consiglio del 14 novembre 2018, per il riconoscimento reciproco dei provvedimenti di congelamento e di confisca.

Gli altri indagati

  • Giuseppe Pinto,  (stretto collaboratore di Roberto Squecco)
  • Giuseppina D’Ambrosio (cognata)
  • Donato Potolicchio
  • Stefania Nobili (ex moglie di Squecco e consigliera comunale a Capaccio)
  • Assunta Salerno (moglie di Potolocchio)
  • Mario Squecco (nipote)
  • Michele Montefusco ( collaboratore)
  • Domenico Sorrentino
  • Elena Vitale (moglie di Mario Squecco)

Divieto di dimora a Salerno

  • Gerarda Montella, funzionaria Asl ed oggi responsabile del servizio tamponi dell’Asl unica di Salerno

 

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