Cronaca

Omicidio Autuori a Pontecagnano, il giudice: “Una prova di forza del clan”

Il giudice delle udienze preliminari del Tribunae di Salerno, ha analizzato il caso dell’omicidio Autuori e che ha portato all’arresto di 5 persone: si tratta non solo di un regolamento di conti ma anche di una prova di forza del clan.

“Un prova di forza del clan”: il giudice parla dell’omicidio Autuori

Il modus operandi di impronta tipicamente camorristica, le modalità di esecuzione e le circostanze di tempo e di luogo in cui è avvenuto l’omicidio di Aldo Autuori, lasciano intendere che non si tratta solo solo di un regolamento di conti per lo sgarro subito o la semplice eliminazione di un personaggio importante, ma è da intendersi anche come una dimostrazione muscolare della forza intimidatrice degli autori dell’omicidio che avevano subito un imperdonabile affronto da parte di Aldo Autuori.

A sostenerlo è il giudice per le udienze preliminari del tribunale di Salerno, Mariella Zambrano, che ha firmato la richiesta di custodia cautelare a carico di Francesco Mogavero, Luigi Di Martino, Enrico Bisogni, Francesco Mallardo e Stefano Cecere.

Stefano Cecere secondo gli investigatori è uno stretto collaboratore del boss di Giugliano in Campania, Francesco Mallardo avrebbe fatto da tramite, mettendo in contatto Luigi Di Martino alias O Profeta con “L’uomo delle masseria” (esecutore materiale dell’esecuzione di morte), al fine di pianificare con vari incontri e con il sopralluogo preliminare avvenuto a Ponteagnano il 21 agosto del 2015, l’omicidio di Aldo Autuori ucciso 4 giorni più tardi in pieno centro cittadino, a pochi passi dal comune del centro picentino.

I sicari lo raggiunsero in un vicolo dopo tentò di rifugiarsi e lo finirono con due colpi di pistola. L’arma utilizzata, una pistola a tamburo non è stata mai ritrovata.


Pina Ferro

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