Curiosità

Le prime 10 candeline del poker online italiano che guarda con incertezza al proprio futuro

Il 2 settembre 2008 si dava il là al primo tavolo di poker digitale in Italia per il primo torneo sit’n’go regolato da licenza. Gli italiani affamati del nuovo gioco, invogliati dalle notizie provenienti dagli Stati Uniti, che nel frattempo disputavano partite già da dieci anni nelle loro poker room, presero d’assalto i tavoli e cominciarono a cullare il loro personale sogno di diventare dei veri giocatori professionisti o semplicemente impiegavano parte del loro tempo libero in questo nuovo hobby che poteva anche dimostrarsi remunerativo. Dopo una partenza a tamburo battente, il poker vive oggi una fase di stasi causata da nuove “mode” salite alla ribalta, qualche possibilità di rinnovamento mancata e, più in generale, un clima politico avverso al gioco d’azzardo in ogni sua forma. Andiamo a ripercorrere questa storia avvincente e a descrivere la situazione attuale.

 

Da New Orleans ad Alberta, chi ha portato il poker sul web?

Le origini del gioco in sé non sono mai state accertate con precisione, ma i primi riferimenti al poker risalgono a più di due secoli fa e parlano soprattutto della foce del Mississippi, a sud degli Stati Uniti, come grande culla della popolarità di questo gioco, ovvero il terreno sul quale si sono disputate le prime partite in terra americana. Bisogna però risalire fino al grande nord per trovare l’uomo che ebbe l’intuizione di portare questo storico gioco sul web. Stiamo parlando di Randy Blumer e del suo Planet Poker, la prima poker room digitale della storia. Originario dell’Alberta, il mestiere di Blumer era nel campo dell’ingegneria meccanica, un lavoro che l’ha condotto a compiere una lunga carriera presso la marina militare canadese. Ma il vero colpo di genio della sua vita ha avuto a che fare con il gioco d’azzardo. Per il suo 21 compleanno, Blumer fece un viaggio a Las Vegas dove ebbe modo di andare per casinò, giocare a poker e soprattutto scoprire il Texas Hold’em: fu una rivelazione! Tornò in Canada e cominciò a spiegare il gioco ai suoi amici, visto che la variante texana non si era ancora diffusa al nord.

 

Con la rivoluzione digitale innescata dall’invenzione del web da parte di Tim Barners Lee, all’ingegnere canadese comincia a balenare l’idea di portare il suo gioco preferito su delle camere digitali in cui possano giocare player situati in differenti posizioni. È un’idea geniale, come poi dirà la storia, ma all’inizio nessuno da fiducia a Blumer visto che “il poker è un gioco in cui bisogna avere davanti l’avversario”. In barba a tutte queste considerazioni, Randy Blumer va avanti, riesce a racimolare 30 mila dollari di donazioni e trova un’azienda di software come partner, riesce così a cominciare la sua attività piazzando i server in Costa Rica e lanciando online Planet Poker, la prima poker room della storia.

 

Dilettanti a bersaglio: la storia di Chris Moneymaker

Questo è come sono andati i fatti nel 1997, la preistoria del poker online. Già nel 1998, il governo americano abilitò i buy-in a pagamento (con soldi veri) per sedersi ai tavoli, poi arrivarono i cash game, i tornei dove per entrare basta convertire una certa somma di denaro in un equivalente numero di slot e si può lasciare il tavolo senza problemi anche prima dell’eliminazione o della fine del gioco. Inutile dire che Blumer divenne multimilionario essendo stato pioniere di un mercato ricchissimo, il suo portale Planet Poker permane ancora sul web, ma oggi è un semplice almanacco di regole sui vari stili di gioco. Lo step successivo nello sviluppo della fama del poker online e nella percezione che i giocatori avevano e hanno di esso arriva con Christopher Bryan Moneymaker.

 

Già il nome è un programma, Moneymaker infatti significa “fattura soldi”, quasi un destino da compiere verrebbe da dire. Chris è originario di Atlanta, a 28 anni lavora come contabile e quando ha tempo si siede ai tavoli delle poker room. Nel 2003 investe 39 dollari di ingresso per un torneo satellite delle World Series of Poker, i campionati mondiali della disciplina. Chris vince e si guadagna l’accesso tra i grandi, un debutto che altrimenti sarebbe costato la bellezza di 10 mila dollari. Tavolo dopo tavolo, il ragazzo di Atlanta giunge in finale e, ormai concentrato sull’obiettivo, conquista il titolo e un montepremi da 2 milioni e mezzo di dollari, tra l’altro chiudendo un bluff magistrale proprio negli ultimi scambi.

 

Raccontata così sarebbe già una favola, ma la nuova vita di Chris è solo all’inizio. È stato il primo “giocatore digitale” a vincere un campionato del mondo, ha dimostrato di averlo fatto grazie ad un pregevole gioco (scacciando l’insinuazione che fosse solo stato fortunato) ed è, di fatto, diventato ricco. Diventerà uno sponsor vivente del poker digitale, quello delle World Series del 2003 è il primo tavolo dal vivo che gioca nella sua vita, sarà solo il primo di molti. Ma quello che fa Chris è soprattutto ispirare una generazione di pokeristi in erba che sognano di ripetere quelle gesta, lasciare il proprio lavoro e dedicarsi a questa bruciante passione. Alcuni ce la faranno, la maggior parte no, d’altronde la vittoria a poker non consiste nell’avere le giuste mani di carte (anche quello) ma consta di un esercizio continuo che prevede diverse mani giocate ogni giorno per allenarsi in diverse situazioni possibili. Insomma, il poker è uno sport e come ogni sport può essere praticato da tutti, ma solo pochi vi possono eccellere.

 

Il poker online in Italia attraversa un momento difficile

E arriviamo alla storia del nostro poker online, legalizzato nel 2008. Due anni dopo, la raccolta di tutte le poker room digitali ammonterà a 3,14 miliardi di euro. Nel 2011 sarà implementato il cash game e comincerà un declino che va avanti ancora oggi. Nel 2016, la raccolta del poker si assesta a 754 milioni di euro, nel settembre 2018 (mese del decimo compleanno) il poker ha perso 800 mila euro rispetto allo stesso mese dell’anno prima (il cash game ha perso addirittura un milione).

 

Il clima politico non sembra favorevole ad un possibile rilancio, l’esecutivo a trazione Lega – 5 Stelle si è già detto e mostrato fortemente contrario al gioco d’azzardo. Anche sul mercato europeo l’Italia ha perso una buona occasione con la liquidità condivisa: in pratica, Spagna, Francia e Portogallo hanno cominciato dal 2018 ad organizzare dei tavoli dove possono giocare i pokeristi di tutti e 3 i paesi. Anche il nostro paese era partecipe alla trattativa, ma si è poi defilato senza un chiaro motivo. In generale, il poker ha perso la sua verve iniziale e soffre, all’interno dello stesso mercato italiano, della salita prepotente di nuovi giochi online: basta guardare le pagine dedicate a slot machine e casinò digitale sui siti dei grandi del mercato dell’azzardo per capire dove si stanno muovendo gli investimenti delle aziende di sviluppo e distribuzione. Un ulteriore segnale della necessità di ripensare a come organizzare l’offerta per recuperare appeal, il poker online in Italia intanto compie i suoi primi 10 anni e guarda con incertezza al proprio futuro.

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