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Problematiche dei lavoratori addetti al settore domestico colf e badanti: istanza di Angrisani

Riceviamo e pubblichiamo l’istanza del presidente dell’associazione A.L.E.C., Associazione lavoratori extracomunitari e comunitari, Alfonso Angrisani, circa l’istanza inviata al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, al Presidente della Camera dei Deputati, al Presidente del Senato della Repubblica, al Presidente del Consiglio Nazionale dell’economia e del Lavoro e al segretario Generale del Consiglio Nazionale dell’economia e del Lavoro che ha come oggetto le problematiche dei lavoratori addetti al settore domestico colf e badanti
Il Sottoscritto Alfonso Angrisani rappresentate pro tempore dell’Associazione Lavoratori Extracomunitari e Comunitari, denominata Alec CF 95127160653 avente sede legale nel comune di Salerno alla via Posidonia n°76 ed operativa a Napoli , Roma , Sarno, Ottati ed altri centri della Provincia di Salerno , nata per la tutela dei lavoratori comunitari ed extracomunitari pensionati, invalidi civili, vedove donne separate ragazze madri nonché per la promozione culturale dei gruppi etnici; attraverso la presente scrive in nome e per conto dei componenti dell’ Associazione che rappresenta nonché a nome dei numerosi lavoratori addetti del settore domestico- colf e badanti i quali sono intervenuti nei vari incontri organizzati in questi mesi dall’associazione suindicata in tutto il territorio nazionale ; lo scopo della presente missiva è quello di sensibilizzare le S.S.V.V. secondo la competenza attribuita dalla legge su alcune problematiche che interessano i lavoratori domestici (colf e badanti) in Italia i quali secondo le stime oggi giorno ammontano a circa 738.000 unità , delle quali circa la metà dei lavoratori sono di origine comunitaria o extracomunitaria; si precisa che nonostante la snellezza raggiunta grazie alle modalità di assunzione e di risoluzione del rapporto lavorativo da effettuarsi esclusivamente per via telematica , oggi giorno rimangono ancora diversi problemi da risolvere che riguardano gli operatori di questo settore , tralasciando ora gli aspetti concernenti l’aspetto retributivo , che vengono ben delineati dalle diverse circolari Inps e Ministeriali , dal Contratto Collettivo Nazionale di riferimento e da una corposa e consolidata giurisprudenza , ci sono diversi punti che appaiono ancora inesplorati ed ancora privi di un riferimento normativo e che possono ricondursi principalmente a tre , dove si potrebbe incidere per dare l’opportunità ai lavoratori appartenenti alla categoria sopraindicata per un lavoro dignitoso secondo quanto stabilito dai principi di rilevanza costituzionale , purtroppo oggi giorno la stragrande maggioranza dei lavoratori soprarichiamati, versa in una situazione di disagio.
Il primo punto concerne la mancata regolamentazione normativa della c.d. badante condominiale. Trattasi di una nuova figura che risponde ad un bisogno sociale condiviso, l’idea della badante di condominio quale soggetto assunto direttamente dagli abitanti dello stabile, ma formato e supervisionato da una pluralità di figure sociali, come il medico di famiglia, il parroco ecc. In diverse realtà cittadine del nord Italia, la giovane disoccupata è dunque diventata persona di riferimento delle famiglie dello stabile. Questa nuova figura appare idonea a dare risposte concrete ai bisogni di salute e di assistenza dei cittadini, integrando l’assistenza sociale e sanitaria dello Stato, ed al contempo distribuendo in capo a più persone i dispendiosi oneri economici sottesi a tali attività di sostegno. Nella specie, deve sottolinearsi che la suindicata figura professionale ha trovato collocazione nel mondo del lavoro proprio a causa della difficoltà delle famiglie italiane di soddisfare interamente i costi di assunzione di una badante tradizionale. Così, per il tramite di tale innovativa figura, la retribuzione, le ore di lavoro e tutti gli oneri connessi e consequenziali vengono frazionati e ripartiti tra i partecipanti al condominio.
Nel secondo punto si evidenzia il fatto che la maggior parte dei lavoratori domestici prestino la loro opera in assenza di una copertura previdenziale ed assicurativa, a causa dell’impossibilità oggettiva di molte famiglie a fronteggiare gli oneri dei contributi previdenziali. Si precisa che attualmente i suddetti contributi sono detraibili ai fini fiscali esclusivamente per una misura massima di €1.549,37 per anno e deducibili ai fini fiscali per un massimo di € 2100,00, quando il reddito del datore di lavoro non risulti superiore ad euro 40.000. Pertanto, appaiono auspicabili misure specifiche atte ad incentivare la regolarizzazione del lavoro domestico, per il tramite della predisposizione di strumenti idonei, sul modello di quelli posti in essere negli anni 2009 e 2011 per l’emersione del lavoro domestico, oppure mediante l’istituzione di bonus e benefici fiscali per le famiglie che si determinino ad assumere tali tipi di collaboratori.
Il terzo ed ultimo punto consiste nella Realizzazione di un progetto nazionale che aiuti in particolare le lavoratrici di genere femminile rimaste disoccupate oppure risultanti inoccupate operanti nel settore domestico all’inserimento lavorativo attraverso sia esperienze di work-experience e sia mediante la promozione ed incentivazione di costituzione di cooperative.
Pertanto, alla luce dei fatti sopraesposti, lo scrivente .chiede alle alla SS.VV. secondo competenza ,di adottare le giuste misure per garantire dignità e sviluppo per le codeste categorie attraverso:
– la regolamentazione della nuova figura di lavoratore domestico- badante condominiale
– una nuova emersione di lavoro domestico per cittadini extracomunitari o comunitari
– bonus ed incentivi per le famiglie che assumono
– progetto Nazionale che risponda alle esigenze delle tante donne disoccupate del settore
Si chiede altresì la possibilità di essere ricevuti da parte degli organi indicati per legge al fine di illustrare ed indicare in una maniera analitica i gravi disagi lamentati nella presente istanza .

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