Cronaca

Ex badante killer, esame del Dna per le indagini sul colpo di Baronissi

Rapina a Baronissi, via libera all'esame del Dna su Giuseppe Buono per confermare se il 41enne abbia effettivamente commesso la rapina

Via libera all’esame del Dna per fugare ogni dubbio sulla prima rapina perpetrata da Giuseppe Buono, 41enne in carcere per l’omicidio di Maria Grazia Martino ed il ferimento della sorella 86enne Adele. L’esame del Dna a confronto verrà effettuato con la 85enne di Baronissi rapinata, secondo le accuse della procura di Nocera Inferiore, proprio da Giuseppe Buono come riportato dall’edizione odierna del quotidiano Il Mattino.

Rapina a Baronissi, esame del Dna su Giuseppe Buono

L’accertamento sarà necessario per confermare se il 41enne abbia effettivamente commesso la rapina a casa della donna che sorprese l’uomo al rientro da una passeggiata lo scorso 2 luglio. La donna fu trovata dal marito svenuta, a terra. Sul caso indagano i carabinieri del Ris che analizzano anche gli oggetti sequestrati dalla scientifica a casa della sorelle Martino, in via San Leonardo  Salerno il 9 luglio scorso. Dunque, la rapina di Baronissi sarebbe stata perpetrata una settimana prima.



Omicidio a Salerno, l’ex badante killer nega la rapina precedente

Giuseppe Buono, il badante indagato per l‘omicidio della 91enne Maria Grazia Martino e del ferimento della sorella Adele a Salerno, ha negato di aver commesso una rapina precedente ai danni di un’anziana residente a Baronissi. “L’anziana si confonde, non l’ho rapinata io, forse è influenzata dal delitto di Salerno”, ha detto ieri davanti al sostituto procuratore Amoruso del Tribunale di Nocera Inferiore nel corso dell’interrogatorio richiesto dall’avvocatessa Assunta Mutalipassi.

Stando a quanto si apprende, Buono ha confermato di essere stato a casa della vittima alcuni giorni prima ma per effettuare lavori commissionati dal marito dell’anziana. Per questo motivo, secondo il racconto dell’indagato, sarebbero state trovate delle impronte vicino la porta dell’ingresso. Sulla vicenda, secondo la ricostruzione della difesa, c’è ancora tanto da chiarire. Nelle deposizioni la vittima, in un primo momento, aveva dichiarato ai carabinieri di aver visto il Buono riconoscendolo come l’autore del colpo; poi avrebbe indicato anche la presenza di una seconda persona.

Stando a quanto ricostruito dai carabinieri di Mercato San Severino nel corso delle indagini, l’ex badante avrebbe forzato la porta d’ingresso dell’abitazione, quando la casa era vuota. Di rientro dalla passeggiata con il cane, l’85enne avrebbe trovato in casa Buono. Poi l’aggressione.

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