Cronaca

Rinchiuso in casa e al buio per tre anni: bambino salvato da adozione

La storia di un bambino costretto a vivere i primi anni della sua esistenza rinchiuso in casa, al buio e denutrito per tre anni: oggi ha 11 anni e vive felice con la sua nuova famiglia.

Bambino salvato dall’adozione: ha vissuto per tre anni rinchiuso in casa e al buio

Un incubo che sembrava non avere mai fine per un bambino. Per tre anni è stato rinchiuso in casa, al buio, legato a un passeggino senza mai uscire e costretto a nutrirsi con omogenizzati e biscotti per lattanti. Inoltre, non aveva ancora imparato a parlare e a camminare. Ha dovuto subire anche maltrattamenti dai genitori, i quali lo avrebbero picchiato con forze per farlo smettere di piangere. Alla fine, fu salvato dai carabinieri che lo portarono via dall’abitazione in cui viveva con i nonni 80enni.

All’epoca dei fatti era piccolo, oggi ha 11 anni ed è stato adottato da una nuova famiglia. Recentemente, la Corte di Cassazione ha anche respinto il ricorso presentato dal padre biologico contro lo stato di adottabilità del ragazzino. Il padre biologico è un 57enne appartenente alla borghesia dell’Agro Nocerino Sarnese, la cui vita è stata segnata dagli eccessi dell’alcol e della droga. Adesso, per il giovane si prospetta una nuova vita, dato che dall’età di 5 anni vive con una nuova famiglia che l’ha aiutato a superare quanto subito anni prima. 

Il suo salvataggio avvenne ne febbraio 2011, quando i militari furono chiamati a intervenire in un’abitazione dove si stava consumando una lite familiare. Nel corse della stessa lite fermarono una donna intenta a picchiare la suocera e a ferirla gravemente con una vaso di ceramica. Durante le operazioni, fu scoperto lo stato di abbandono del bambino, costretto a vivere al buio e in una stanza piena di psicofarmaci, libri e riviste. Nell’autunno 2012, avviato ad un percorso di fisioterapia, viene dato in affido ad una coppia senza figli. Il tribunale, che nel gennaio 2013, emette il provvedimento, nomina curatore speciale l’avvocato Caponigro.


Fonte: Il Mattino

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