Economia

Tra ripresa e nuove prospettive: il punto sull’industria italiana

Il 2017 si chiude con un bilancio molto positivo per l’economia italiana. Il rapporto stilato dal Centro studi di Confindustria conferma i trend di crescita già annunciati dall’Istat alla fine di novembre, focalizzando l’attenzione sull’aumento dei posti di lavoro (ben 900mila quelli recuperati a partire dal 2014) e sull’incremento del PIL che, a dispetto delle previsioni di inizio anno, è riuscito a sfondare il muro dello “zero virgola” attestandosi su un importante +1,5%.

Certo, i numeri della crescita italiana rimangono distanti da quelli delle altre economie europee – in particolare, l’incremento del PIL francese ha superato costantemente quello del PIL italiano nei primi tre trimestri dell’anno – eppure, esiste un comparto in cui l’Italia, a sorpresa, è riuscita a primeggiare: quello industriale.

Nei primi sei mesi del 2017, la produzione dell’industria italiana è cresciuta con un tasso medio pari al +2,3%, superando così il dato tedesco e quello spagnolo (che si attestato su un +2,1%), nonché quello britannico (+1,9%) e francese (+1,2%).

A trainare la ripresa del settore produttivo è il netto incremento degli ordinativi interni, che hanno registrato importanti exploit in quasi tutte le categorie merceologiche, in particolare nei settori della logistica (stoccaggio e trasporto di materie prime, semilavorati e prodotti finiti) e in quello delle macchine utensili.

Interessante sottolineare il dato relativo ad uno strumento molto semplice, ma la cui aumentata richiesta testimonia in modo palese il ritrovato vigore delle attività produttive italiane: il mercato dei carrelli industriali – con il suo ampio ventaglio di modelli e destinazioni d’uso – lo scorso anno vedeva una crescita addirittura pari al 24%, proseguendo il trend positivo inaugurato agli inizi del 2014. Dal report stilato dell’Associazione AISEM – ANIMA, emergono anche chiari segnali circa le aree del paese in cui la ripresa industriale risulta più forte: in testa alla classifica degli ordinativi di carrelli industriali si collocano Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, mentre le uniche regioni d’Italia a registrare ancora il segno meno sono Basilicata, Calabria e Sardegna.

Il vero punto di forza della produzione italiana industriale, tuttavia, è tornato ad essere l’export, che nei primi nove mesi dell’anno era in aumento addirittura del 9,3% rispetto allo stesso periodo del 2016, con merci esportate all’estero per un valore complessivo pari a 330,7 miliardi di euro.

In forte aumento, in particolare, la richiesta di prodotti caratteristici della manifattura made in Italy, dai materiali da costruzione in terracotta, alle lavorazioni del cuoio, passando per prodotti della tradizione culinaria.

Parallelamente alla crescita della produzione industriale e all’aumento degli occupati nel settore manifatturiero, anche gli indicatori relativi alla sicurezza sul lavoro sono tornati a registrare incrementi, anche se tutt’altro che positivi. Come sottolineato dai dati raccolti dall’Inail, quest’anno sono tornati ad aumentare sia gli infortuni sul lavoro (che segnano un +1,3%) che i decessi (purtroppo in crescita del 5,2% rispetto allo scorso anno).

Il numero delle morti bianche in Italia, ancora tristemente elevato, è un campanello d’allarme che sembra voler ricordar come la ripresa del settore industriale non indichi di per sé il superamento delle criticità che per decenni lo hanno afflitto.

La risposta al problema della sicurezza sul lavoro, insieme a nuovi e positivi impulsi per il settore manifatturiero, potrebbe arrivare dall’introduzione degli innovativi strumenti e tecnologie della cosiddetta Industria 4.0, ovvero di uno nuovo modello industriale interamente fondato sulle possibilità e i vantaggi offerti da automazione integrale, intelligenza artificiale e Internet of Things, tecnologie a malapena concepibili fino ad un decennio fa, mentre oggi realtà sempre più diffuse.

I risultati del Piano nazionale Industria 4.0, l’insieme di iniziative e di incentivi fiscali volti a stimolare gli investimenti delle PMI italiane per l’acquisizione di nuove tecnologie, ha ottenuto un ottimo riscontro nel corso dell’anno : l’aumento della spesa per l’acquisto di macchinari, apparecchiature elettriche ed elettroniche è stato pari al 9%, mentre quella destinata a ricerca, sviluppo e innovazione si è attestata attorno all’11%.

Per il prossimo anno, l’impegno del Governo si sposta sulla formazione, con l’ampliamento dei settori di destinazione dei vari incentivi a tutte le imprese di servizi.

Il nuovo progetto, per ora denominato Impresa 4.0, avrà come obiettivo principale quello di colmare il gap di competenze digitali attualmente esistente tra la forza lavoro italiana e quella delle altre grandi economie europee ed internazionali.

L’industria italiana sembra quindi destinata a recuperare il ruolo di locomotiva del paese, ma sia sotto il profilo della competitività, che della salvaguardia dei lavoratori e dell’ambiente, solo congrui investimenti – sia pubblici che privati – per l’aggiornamento delle conoscenze e delle tecnologie potranno sancire la definitiva uscita dalla crisi.

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio