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La rivolta di Battipaglia del 1969: una settimana di celebrazioni per il 50esimo anniversario

La città di Battipaglia celebrerà per una settimana il 50esimo anniversario della rivolta del 1969: un evento da ricordare nella memoria delle nuove leve.

Battipaglia celebra la rivolta del 1969

Una settimana di celebrazioni per i 50 anni della rivolta di Battipaglia. Tra le manifestazioni e gli incontri uno dei più interessanti è stato quello organizzato dal circolo Battipaglia Nostra insieme al Movimento Italia Meridionale e a Ordine Futuro Salerno.

Dopo una commemorazione dei caduti del ‘69, Teresa Ricciardi e Carmine Citro, si è tenuto un convegno presso il salotto comunale con gli interventi di Mario Pucciarelli, del Prof. Vincenzo Campagna e di Gianni Corizzo che hanno proposto un’analisi delle ragioni e dei retroscena dei fatti del ‘69.

Corizzo: «L’incubazione di quei fatti si concretizza con le chiusure dei conservifici Baratta e altri, mentre la fase di maturazione, che fece esplodere i tumulti, furono le chiusure dello zuccherificio Piaggio e del Tabacchificio Farina. La vulgata storica tradizionale non ha mai preso in considerazione le vere motivazioni per cui i due stabilimenti dovevano chiudere».

Corizzo quindi ricorda stralci delle interrogazioni parlamentari dell’epoca. L’On. Giovanni Roberti dell’M.S.I. dichiarava il 16 aprile ’69 in Parlamento: «Sappiamo che da impegni che travalicano l’economia interna della Nazione, anche il settore zuccheriero deve avere un ridimensionamento e che, in talune nazioni della CEE, si deve procedere al rimaneggiamento degli stabilimenti».

In quello stesso giorno l’On. Francesco Cacciatori del PSIUP dichiarava: “…quanto avviene nel mezzogiorno è diretta conseguenza anche dell’adesione dell’Italia al MEC e del complesso di inferiorità che domina il nostro Paese in questo organismo internazionale. Lo zuccherificio è stato chiuso perché con la campagna saccarifera del 1968-69 è entrato in vigore il regolamento comunitario per la disciplina dello zucchero…”.

In sostanza lo zuccherificio chiude in quanto la CEE introduce tra gli stati membri un sistema di quote di produzione e di vendita dello zucchero con prezzi regolamentati a livello europeo e quote di produzione massime per ogni nazione, particolarmente penalizzanti per l’Italia.

Ad oggi la produzione di zucchero in Italia è a completo appannaggio delle multinazionali francesi e tedesche. Riguardo al Tabacco, invece, era più conveniente comprarlo in Olanda che faceva venire il prodotto dall’Indonesia a prezzi irrisori. La situazione del 1968 conteneva in nuce quanto scoppiato poi negli anni 2000 quando, con l’introduzione dell’Euro, le sovranità nazionali sono state ulteriormente messe in discussione con vantaggi per Francia-Germania e disfunzioni a danno di nazioni più deboli.

L’Italia è stata una delle più penalizzate in particolare in agricoltura, dove i nostri prodotti, tra i migliori al mondo, non hanno avuto la giusta protezione: olio, vino, grano duro, pomodoro, formaggi, ecc. In quegli anni se da un lato, la CEE cominciava in maniera strisciante a reclamare cessioni di sovranità, dall’altro lo Stato Italiano diede risposte con l’industrializzazione di Battipaglia.

Nel 1968 veniva inaugurato il nuovo stabilimento della birra Wuhrer, a partire dal 1970 il CIPE esprime parere favorevole all’erogazione da parte del Ministero del Tesoro di finanziamenti per la realizzazione di insediamenti industriali: Pirelli, SMAE, Stirosir (films plastici).

In seguito la Sele Cavi (cavi telefonici), Metal box, SIVAM (mangimificio), Face Sud, FOS (fibre ottiche), ecc. La risposta dello stato dal 1969 portò Battipaglia tra i primi 100 comuni d’Italia, e l’Italia stessa tra le prime potenze industriali al mondo. Corizzo conclude: “Tangentopoli, il trattato di Maastricht, l’euro e la cessione di sovranità hanno smantellato l’economia nazionale e desertificato la zona industriale di Battipaglia” che, dopo la fase agricola, conclusa con la rivolta del 1969 e la fase industriale, ormai alla fine, si trova nella stessa situazione critica di 50 anni fa.


Antonio Mondillo

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