Cronaca

Salerno, associazione mafiosa e riciclaggio: 3 arresti

SALERNO. La Guardia di Finanza di Salerno ha arrestato 3 persone per associazione mafiosa finalizzata alla frode fiscale e al riciclaggio.

La Guardia di Finanza di Salerno ha arrestato 3 persone per associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale e allo

La Guardia di Finanza di Salerno, su disposizione di questa Direzione Distrettuale Antimafia, nella mattinata odierna, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Salerno nei confronti dell’imprenditore Giovanni Attanasio e del pregiudicato Enrico Bisogni.

Con lo stesso provvedimento sono stati disposti gli arresti domiciliari per Sergio La Rocca, stretto collaboratore dell’ Attanasio, nonché il sequestro di beni per un valore di 220 mila euro nei confronti dello stesso Attanasio e di ulteriori 70.000 euro nei confronti di un ulteriore indagato.

Le indagini hanno consentito di acquisire gravi indizi di colpevolezza in ordine all’esistenza di un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di delitti di riciclaggio, di intestazione fittizia di beni, di false attestazioni all’ Autorità Giudiziaria e di reati tributari.

Gli arresti di oggi, eseguiti contestualmente a numerose perquisizioni effettuate nelle province di Salerno, Roma e Vicenza nei confronti dei principali indagati e delle società del gruppo Attanasio, giungono al termine delle indagini condotte dai finanzieri del G.I.C.O. di Salerno, delegate da questa D.D.A. proprio al fine di accertare l’effettiva riconducibilità all’ Attanasio di numerose imprese operanti perlopiù nel settore della somministrazione del lavoro interinale e della logistica.

Nei confronti di una delle principali società di lavoro interinale, la Lavoro. doc, le Fiamme Gialle salernitane avevano già accertato un’ingente evasione fiscale, per la quale nell’estate dell’anno 2015 era stato disposto ed eseguito il sequestro preventivo di un patrimonio nella disponibilità dell’ Attanasio per un valore iniziale di oltre 8 milioni di euro, costituito da immobili, azioni, conti correnti, denaro contante, orologi preziosi e quadri d’autore, poi ridotto per effetto di successivi pagamenti di crediti vantati dall’ Amministrazione finanziaria.

Nel corso delle investigazioni è emerso che l’indagato Attanasio, detto il Presidente, è titolare e dominus di un vasto patrimonio immobiliare, societario, mobiliare e finanziario, per gran parte fittiziamente intestato a prestanome.
L’accumulo di tale patrimonio. secondo le ipotesi investigative, è stata possibile, sia attraverso la sistematica evasione fiscale del gruppo facente capo all’indagato, accertata in oltre 70 milioni di euro, sia grazie all’appoggio del clan camorristico Pecoraro-Renna.

L’indagato Enrico Bisogni, già detenuto per altra causa in quanto imputato tra l’altro del delitto di cui all’art. 416 bis c.p. (indagini Perseo ed Omnia) ed accusato di essere il capo di un gruppo criminale che agiva in continuità con il clan Pecoraro-Renna, ha avuto un ruolo di primaria importanza all’interno delle società dell’indagato Attanasio. Infatti il Bisogni nella S.V.A., società cooperativa riconducibile al Presidente, in qualità di addetto alla distribuzione dell’abbigliamento antinfortunistico, aveva acquisito di fatto un’autonomia decisionale sul reclutamento e sull’impiego dei dipendenti del gruppo delle società facenti capo all’Attanasio.

Nel corso delle indagini è emerso che Enrico Bisogni aveva procurato attestati falsi di impiego lavorativo presso le imprese dell’Attanasio a numerosi pregiudicati destinati ad essere prodotti all’ Autorità Giudiziaria al fine di ottenere benefici in sede di esecuzione della pena (delitto punito dall’art. 374 bis c.p.).

Con l’assunzione di alcuni componenti del gruppo criminale e di altre persone da questi ultimi raccomandate, Giovanni Attanasio ha concorso ad accrescere il loro potere e la loro influenza criminale, così determinando un rafforzamento del clan.

Nel corso delle indagini è stato accertato anche che, sempre nell’ambito del rapporto di stretta collaborazione e “scambi di favore con Enrico Bisogni, l’Attanasio si era talora reso autore di iniziative, con ricorso ad intimidazioni, per impedire manifestazioni sindacali dei dipendenti delle sue società.
Le attività imprenditoriali di Giovanni Attanasio si sono nel tempo estese da Pontecagnano Faiano (SA), sede principale dei suoi affari, in molte altre province italiane (Ancona, Avellino, Bari, Catania, Napoli, Prato, Parma, Trapani, Varese e Vicenza).

Più di recente si sono registrati investimenti in Danimarca e in Estonia, dove l’ Attanasio ha acquisito le quote di due società, impiegando parte dei proventi illeciti provenienti dall’ingente evasione fiscale.

L’operazione odierna, frutto di indagini lunghe e complesse avviate nel giugno 2014 con l’ausilio della Guardia di Finanza, ha consentito alla Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno di delineare il controllo esercitato su attività imprenditoriali del territorio da parte dell’associazione camorristica diretta ed organizzata, fra gli altri, da Bisogni Enrico, a completamento delle attività che, nel corso del 2017, avevano determinato l’adozione di due ordinanze di custodia cautelare nei confronti di più appartenenti al gruppo.

 

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