Cronaca

“Il ri*****e se ne deve andare via”, offese shock all’infermiere omosessuale al Ruggi: scatta la denuncia

Salerno, infermiere omosessuale discriminato all'ospedale Ruggi. "Il ri*****e se ne deve andare via da qua"

Dall’ospedale Ruggi di Salerno arriva l’accusa di un infermiere omosessuale. L’operatore sanitario sarebbe stato discriminato per via del suo orientamento sessuale come si legge sulle colonne del quotidiano Il Mattino oggi in edicola.

Salerno, infermiere omosessuale discriminato all’ospedale Ruggi

“Dobbiamo metterlo fuori dal reparto” sarebbe stato il commento del primario e della caposala con i suoi colleghi. E ancora: “Il ri*****e se ne deve andare via da qua, devo costringerlo a cambiare reparto”. Il 44enne G.S. ha presentato una querela-denuncia in procura dopo le offese e le ingiurie ricevute.

I carabinieri hanno avuto delega di indagine dalla procura di Salerno e ora sono al lavoro per ricostruire la vicenda. Sono 15 i testimoni indicati dalla difesa del giovane infermiere. Due, invece, gli indagati, che avrebbero risposto con la richiesta di un provvedimento disciplinare aperto presso la direzione sanitaria ma immediatamente sospeso, essendoci una indagine penale in corso sugli stessi argomenti.

La denuncia

L’infermiere si dice “stanco di combattere perché psicologicamente sono molto provato. È vero, sono molto meticoloso e puntiglioso sul mio lavoro, forse anche perché ho prestato servizio per anni fuori Campania, ma da qui ad offendermi sul piano personale, e sulla mia identità sessuale, soltanto perché chiedo regole precise e il rispetto delle norme di sicurezza in un importante reparto ospedaliero, credo sia davvero troppo”.

Il tutto sarebbe iniziato nell’aprile del 2020 quando nel reparto in cui opera G.S. è arrivata la caposala facente funzioni. Dopo poco tempo, gli animi si sarebbero inaspriti. Inoltre, l’infermiere non sarebbe risultato “simpatico” alla sua superiore in virtù delle sue richieste di rispetto delle regole e di miglioramento delle condizioni di lavoro del reparto.

Una situazione che si sarebbe ulteriormente complicata con l’emergenza Covid quando l’infermiere avrebbe chiesto maggiore sicurezza in reparto. E così il 44enne è finito in un circolo vizioso. “Mi hanno isolato anche dai miei colleghi se io mi allontano a prendere un bicchiere d’acqua vengo rimproverato. Altri fumano e a loro non viene detto niente”.

L’attacco

In merito è intervenuta anche la Cisl Funzione Pubblica con una nota firmata da Alfonso Della Porta e Pietro Antonacchio: “Ci vediamo costretti a segnalare la obbligatoria necessità di fare luce sulla questione da parte dell’ente. L’atto discriminatorio perpetrato con toni dispregiativi nei confronti dell’infermiere del pronto soccorso del Ruggi è da condannare ma soprattutto è la punta dell’iceberg che palesa una condizione lavorativa della struttura più volte attenzionata e oramai non più sostenibile, soprattutto relativamente ai rapporti umani degenerati a causa di una gestione tutt’altro che tesa all’efficienza e all’efficacia. Apostrofare con toni dispregiativi un operatore denigrandolo davanti a numerosi colleghi è un fatto tanto più grave se rapportato al fatto che tale atteggiamento parte da personale con funzioni dirigenziali e di coordinamento delle attività, la cui missione dovrebbe essere quella di creare rapporti fiduciari e solidali tra gli addetti nel massimo rispetto della persona e delle sue scelte anche sessuali”.

“Ci siamo accertati che già in precedenza il direttore generale ha attivato idonee procedure richiedendo al comitato unico di garanzia per le pari opportunità, la valorizzazione del benessere di chi lavora e contro le discriminazioni, ma purtroppo come spesso accade alle sollecitazioni immediate da parte del manager agli organi preposti, l’analisi e la verifica di quanto denunciato non produce mai, per superficialità, pronti riscontri e per tale ragione le situazioni già incancrenite finiscono con il degenerare in spiacevoli episodi assimilabili a razzismo di genere, spesso nei confronti di validi professionisti, come è il caso dell’operatore verbalmente aggredito”. 

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