Cronaca

Salerno, Pisano rischia il processo: «Le Fonderie inquinano»

SALERNO. «Deturpamento e compromissione significativi e misurabili dell’aria e delle acque del fiume Irno», scarico di «inquinanti anche pericolosi», falsi e abuso nell’Autorizzazione integrata ambientale, danneggiamento dell’aria da Fratte «fino a Pellezzano».

È con questo ventaglio di accuse che la Procura chiede il rinvio a giudizio dei vertici delle Fonderie Pisano, del tecnico che stilò la relazione allegata all’istanza di rilascio dell’autorizzazione ambientale e del dirigente regionale che quell’Aia l’ha concessa.

A rischiare il processo sono in sei: gli imprenditori Guido , Roberto , Ciro e Ugo Pisano (imputata è inoltre la persona giuridica della spa), il dirigente pubblico Antonio Setaro di Teggiano e il l’ingegnere milanese Luca Fossati .

Per gli ultimi due le ipotesi di reato sono di abuso d’ufficio e falso materiale e ideologico; sono finiti sotto inchiesta per l’Autorizzazione integrata ambientale rilasciata alle fonderie nel luglio del 2012, che per gli inquirenti ha consentito alla società un «ingiusto vantaggio patrimoniale».

Secondo i sostituti procuratori che hanno coordinato le indagini ( Silvio Marco Guarriello , Mariacarmela Polito e Carlo Rinaldi ) il decreto dirigenziale firmato da Setaro era illegittimo e fondato su documenti contenenti attestazioni false che l’autorità regionale competente al rilascio dell’Aia avrebbe «consapevolmente e volontariamente» omesso di rilevare.

In sintesi il dirigente non avrebbe dovuto considerare ricevibile l’istanza di rilascio Aia presentata per “impianto esistente”, perché la fabbrica di via Dei Greci non rispondeva al requisito di essere munita già dal novembre del ’99 dei «provvedimenti ambientali ovvero delle relative richieste complete».

Inoltre, si legge nella richiesta di rinvio a giudizio, «veniva avviata la procedura Aia come se si trattasse di “nuovo impianto” ma non si esigeva e avviava la prescritta procedura di Valutazione di impatto ambientale e Valutazione di incidenza, necessarie, in tal caso, in ragione della tipologia dell’impianto».

Non sarebbe poi veritiera l’attestazione, contenuta nella relazione di Fossati, secondo cui non vi erano in zona aree protette e vincoli, rinvenuti invece dalla Procura nel fiume e nel Parco urbano dell’Irno.

Ma c’è di più. Le prescrizioni di quell’Aia, secondo i rilievi commissionati dai magistrati, sarebbero state comunque violate. È per questo che ai Pisano sono contestati una serie di reati ambientali che vanno dal danneggiamento di beni pubblici quali l’acqua e l’aria alle emissioni moleste e al deterioramento dell’ecosistema, oltre allo smaltimento illecito di rifiuti speciali e alla violazione di varie decreti di settore.

Gli inquirenti parlano tra l’altro di emissioni nell’atmosfera che hanno determinato «il superamento dei valori limite di qualità dell’aria previsti dalla vigente normativa» e dello sversamento nel fiume Irno di trame, idrocarburi e metalli pesanti.

Tutte condotte rilevate dal 2013 (quando la magistratura ha affidato all’Arpac di Caserta i nuovi controlli sullo stabilimento) e indicate come «tuttora in atto».

A decidere se il materiale probatorio raccolto è sufficiente per dar luogo a un processo sarà il giudice dell’udienza preliminare Maria Zambrano , in udienza già fissata per il prossimo 3 ottobre. In quella data potranno costituirsi parte civile i cittadini del comitato “Salute e vita” e del Presidio permanente, il Codacons, il Ministero dell’ambiente, la Regione, la Provincia e il Comune di Salerno.


Fonte La Città 

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