Cronaca

Salerno, "Ruggi": mille firme contro la chiusura del reparto oncologico

SALERNO. Sono state girate più di mille firme dai vertici del “Ruggi” al presidente della Regione Campania, insieme ad esse, sono giunte anche diverse lettere e un’interrogazione parlamentare del senatore di Forza Italia Enzo Fasano. Il reparto di Chirurgia oncologica dell’Azienda ospedaliera di via San Leonardo (insieme ad una parte dei cittadini sensibilizzati alla vicenda) sono determinati a portare avanti la loro battaglia per scongiurare la chiusura del reparto, nonostante al momento non hanno avuto alcuna risposta.

Attualmente non vi è alcuna traccia del nuovo Atto Aziendale che, dopo il via libera del commissario governativo, dovrà essere ritoccato prima del completamento dell’iter. «I posti letto non scompaiono, ma verranno assorbiti nell’unità di Chirurgia generale – dichiara Antonio Roscia, medico chirurgo promotore della petizione – Un’operazione azzardata, perché quelli oncologici non sono interventi standard, hanno una loro specificità ed era giusto che fossero salvaguardati diversamente».

Il piano di organizzazione e funzionamento aziendale del 2014, in relazione all’atto aziendale, prevede infatti la Chirurgia oncologica quale Unità operativa complessa con una sua specificità specialistica. «Ora, invece, nella bozza del nuovo atto aziendale – sottolinea il medico – scompare per essere assorbita all’interno della Chirurgia generale. La Chirurgia oncologica ha visto nel tempo unanimi riconoscimenti sia da parte delle centinaia di pazienti che sono riusciti a salvarsi in seguito agli interventi della equipe del dottore Carmine Napolitano, sia da parte della comunità scientifica nazionale con numerosi premi. Appare dunque doveroso intervenire per evitare la chiusura di una unità chirurgica di alta specializzazione in un settore purtroppo drammaticamente necessario».

Le rappresentanze sindacali del “Ruggi” non si lasciano sfuggire la situazione, infatti, nelle scorse settimane, avevano denunciato il rischio che ne derivava dalla cancellazione della Chirurgia oncologica e della Breast Unit (presente nell’ambito dell’assistenza alle donne affette da cancro mammario) e la riabilitazione oncologica.  «Assorbimenti, accorpamenti e integrazioni non ci fanno essere tranquilli – stigmatizza Margaret Cittadino della Cgil – perché avremmo voluto studiare insieme un percorso oncologico serio, da portare avanti sinergicamente con Azienda ospedaliera e Azienda sanitaria locale, a servizio di un numero purtroppo sempre crescente di pazienti. Invece ora non abbiamo alcuna garanzia di quale potrà essere il futuro riassetto. Se c’erano delle criticità, potevano essere superate, ma di certo i problemi non si risolvono in questo modo».

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