Eventi e cultura

Salerno, la scienza dei semplici

Salerno non è solo dei salernitani, ma dei cittadini di tutto il mondo, di coloro che avvicinandosi alla nostra affascinante città si rendono partecipi della storia che ha permeato per secoli questa soleggiata terra.

Dagli etruschi ai romani, dai longobardi ai normanni, secoli di storia dove architettura, arte e scienza si sono avvicendati in un intreccio di sapere e cultura su di uno sfondo di rara bellezza paesaggistica.

Salerno dovrebbe andare fiera per tanti motivi, molti dei quali ignoti agli stessi salernitani. Per molto tempo, all’ombra dei cugini partenopei, non siamo stati in grado di valorizzare il nostro patrimonio, di esaltare la nostra cultura e le origini che hanno dato vita a realtà incredibilmente uniche.

Quella Salerno narrata nel Decamerone dal Boccaccio, presa da scenario nella tragica Ricciarda del Foscolo, decantata in Merope dal D’Annunzio. Città del grande poeta Alfonso Gatto, di Masuccio Salernitano, che con la sua novella Mariotto e Ganozza ha ispirato l’incommensurabile William Shakespeare in Romeo e Giulietta.

E in tutto questo vortice di suggestive reminiscenze e lontane emozioni, si staglia imponente la Scuola Medica Salernitana, nata ancor prima dell’altrettanto famosa Scuola Medica francese di Montpellier. Per molto tempo essa ha rappresentato un punto di riferimento per le più grandi realtà accademiche del mondo occidentale e non solo.

Grandi figure si sono stagliate sullo sfondo di questa pioneristica scuola scientifica: Trotula de Ruggero, Matteo Plateario, Ruggero Frugardi e Matteo Silvatico da cui partiremo per parlare di un’altra realtà a molti non ben nota, ma che rappresenta un punto saliente per comprendere lo sviluppo che ebbe la scienza medica sul territorio; parliamo infatti del bellissimo Orto Botanico di Salerno denominato Giardino della Minerva.

Esso è situato nel centro storico della città, in zona strategica ed estremamente suggestiva chiamata Plaium Montis, lungo l’asse che conduce ad un altro importante simbolo di Salerno, il castello di Arechi.

Il sito appartenne alla famiglia Silvatico sin dal XII secolo. Matteo Silvatico vi creò un giardino dei semplici, una struttura che rappresentò il precursore dei più noti orti botanici di tutta Europa. Egli vi innestò e vi coltivò alcune tra le piante più utili ai fini terapeutici, creando una vera e propria farmacopea naturale dove vi erano descritte tutte le caratteristiche tecnico-scientifiche di tali piante medicinali.

Ma il Maestro Silvatico andò oltre. Difatti, tale area non fu solo un giardino dei semplici, ma anche il luogo in cui gli studenti della Scuola Medica Salernitana trovarono la loro giusta e naturale collocazione per lo studio delle piante e delle erbe medicinali.

Il sito in cui nacque tale giardino, non fu scelto a caso. Infatti, grazie al suo favorevole microclima ed all’eccellente esposizione, permise, e permette tuttora, di coltivare specie vegetali che necessitano di particolari condizioni di umidità e luce. L’architettura attenta e diligente, attraverso la sapiente organizzazione di canalizzazioni e vasche, garantisce la continua disponibilità di acqua ai terrazzamenti di cui è costituito l’Orto Botanico.

Matteo Silvatico fu un grande pensatore, studioso e medico della Scuola Medica Salernitana. In virtù della sua notevole fama venne convocato dal Re di Napoli, Roberto d’Angiò, che lo volle tra i suoi medici personali, conferendogli il titolo di miles in segno di gratitudine e rispetto.

Matteo Silvatico creò una sorta di manuale tecnico, in cui inserì i suoi studi sui semplici e sulle loro caratteristiche. L’opera maxima fu lOpus Pandectarum Medicinae che Silvatico volle dedicare al suo Re. I capitoli di tale opera si aprono con il nome del semplice (della pianta medicinale), poi seguono i sinonimi in latino, arabo e greco, la descrizione morfologica del vegetale, la complessione che rappresenta la natura del semplice, e infine le proprietà terapeutiche della pianta.

In questa opera sono elencate 484 piante, di cui 67 esotiche. Ciò che colpisce è la ricchezza di particolari e dettagli nella descrizione dei semplici ed il rigore scientifico con cui Matteo Silvatico ha redatto quello che è considerato un vero e proprio trattato enciclopedico delle piante medicinali.

La scienza medica dell’epoca e, di conseguenza, gli studi di botanica ad essa collegati, si fondavano sulla cosiddetta dottrina dei quattro umori, basata a sua volta sull’antica teoria degli elementi. Ovviamente quando parliamo di elementi ci riferiamo a terra, aria, fuoco e acqua, cui corrispondono quattro qualità e cioè secco, freddo caldo e umido. Invece, gli umori (sangue, bile nera, bile gialla e flegma) corrispondono ai quattro elementi aria, terra, fuoco e acqua.

Ricordiamo che il flegma è il muco prodotto dalle vie respiratorie. Gli umori e, quindi, gli elementi sono poi strettamente connessi alle qualità primarie da loro possedute e cioè caldo, freddo, umido, secco. All’epoca si riteneva che tali elementi e la loro combinazione sancissero il temperamento dell’individuo, il suo stato di salute e le qualità mentali. Questa teoria degli umori dominerà incontrastata dal 500 a.C. fino a oltre la metà dell’800.

Da tale teoria ne derivava che anche le piante seguissero questo schema, caratterizzandosi per umidità, calore, freddo e secchezza e quindi andavano utilizzate all’uopo a seconda delle patologie riscontrate nell’organismo dell’individuo. La dettagliata schematizzazione dei semplici permetteva, quindi, di identificare con certezza la pianta medicinale utile per la cura della malattia.

Dopo un lunghissimo oblio, i Giardini della Minerva hanno ritrovato finalmente piena dignità ed oggi, affidati alle sapienti e premurose cure dell’attuale direttore, dott. Luciano Mauro, ospitano 382 specie di piante e sono la sede di progetti per le scuole ed eventi organizzati durante tutto l’arco dell’anno.

Oggi il visitatore, entrando nell’orto botanico, noterà immediatamente la struttura delle terrazze, il paesaggio e l’architettura monumentale, ma l’aspetto meno evidente che non gli deve sfuggire è il fatto che proprio in questo luogo estremamente suggestivo Matteo Silvatico abbia dato vita al più antico orto botanico d’Europa.

Nostro precipuo scopo è quello di solleticare la curiosità del lettore, permettendogli di aprire nuove porte del sapere e della divulgazione storica e scientifica. Il nostro consiglio è di visitare anche l’interessante e ben strutturato sito internet all’indirizzo http://www.giardinodellaminerva.it/, da cui è possibile scaricare l’opuscolo informativo, ma cosa ancor più importante è quella di visitare non solo il sito multimediale, ma soprattutto quello reale, recandosi presso il Giardino della Minerva, una delle bellezze assolute presenti sul nostro territorio. Qui sarà possibile anche degustare ottime tisane con gli infusi ottenuti dai “semplici” del grande Maestro Matteo Silvatico.

Infine, a conferma del fatto che i Giardini della Minerva, oltre a rappresentare un monumento di storia e cultura, sono anche luogo di sofisticata bellezza, va sottolineato che il Comitato Scientifico per la XVI edizione (2018) del Concorso nazionale  “Parco Più Bello” (il cui obiettivo consiste nel valorizzare il patrimonio di parchi e giardini presenti nel nostro Paese) ha inserito l’orto botanico salernitano tra i dieci parchi e giardini italiani più belli per un’originale escursione turistica e culturale.

Antonio Vincensi

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