Salerno senza spazzini: il pubblico igiene è in serio pericolo

SALERNO. Da tre erano diventati cinque gli spazzini in servizio atti a garantire la pulizia in aree vastissime che vanno dal quartiere Carmine al centro (stazione-via Croce), passando per il centro storico e la zona dell’Irno. Poi, tra malattie e riposi compensativi, la pianta organica già compromessa dai numerosi pensionamenti, è divenuta inesistente, con la conseguente compromissione del decoro urbano.

Con 37 dipendenti in 60 zone, abbiamo innumerevoli settori scoperti e nonostante il ricorso agli straordinari, alcuni non sono nelle condizioni di provvedere alla pulizia di ben sessanta zone a loro assegnate. Nel centro storico, ad esempio, 11 unità dovrebbero provvedere a 16 zone, così conseguentemente 5 zone restano scoperte, sino a giungere al record di piazzetta Fasano, dove otto dipendenti non possono gestire 14 zone. Sommando il tutto restano scoperte almeno 28 aree su 60: «perché l’età media è molto avanti – spiega Gerardo Bracciante della Uil – Mercoledì avevamo tre operatori in strada. È evidente che gli interventi si concentrano sulle arterie più frequentate come via Roma, corso Vittorio Emanuele, corso Garibaldi e il lungomare. Il resto non viene toccato, ma non per negligenza dei dipendenti. È una questione di numeri».

Pare che la situazione sia scoppiata dopo che due dipendenti sono andati in pensione e altri andranno via nel giro di due anni. I sindacati si fanno sentire con la loro cocente protesta: «Abbiamo chiesto un incontro urgente al sindaco Vincenzo Napoli – sottolinea Angelo De Angelis della Cgil – Tutti i settori del Comune soffrono per le carenze di personale, ma l’Igiene Urbana è uno di quelli più a rischio. In ballo ci sono troppi soggetti: Salerno Pulita, l’Igiene urbana, il Consorzio Salerno 2, i lavoratori interinali. Chi si occupa della parte est, chi di quella ovest, chi delle campane per la raccolta del vetro. È un autentico caos e in questo modo è impossibile garantire un’organizzazione che funzioni. Tra l’altro esiste una forte sproporzione tra il numero degli addetti e le aree loro assegnate. Per questo proponiamo di uniformare la gestione del settore, affidandola a un soggetto unico».

(Fonte: La Città)

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