Cronaca

Salerno, vigili aggrediti. I senegalesi: «falso, le vittime siamo noi»

SALERNO. Vigili aggrediti dai venditori ambulanti, la comunità senegalese risponde. «Non c’è stata nessuna aggressione. Gli ambulanti non hanno picchiato nessuno. Piuttosto è vero il contrario». h dichiarato Daouda Niang, presidente associazione senegalesi Salerno, in una nota inviata alla stampa.

«Questo episodio – dichiara Niang – si inserisce in un contesto più generale, dove alla situazione sempre più difficile vissuta da tante persone disoccupate e in cerca di lavoro, comprese le ambulanti e gli ambulanti bangladesi e senegalesi, si accoppia quella del confronto tra vigili urbani e Amministrazione comunale sul tema dello straordinario.

Questo confronto lo stiamo pagando noi come lavoratori, utilizzati per dimostrare che la città sarebbe insicura e sarebbero necessarie più polizia e più di straordinario, mentre il sindaco ha dichiarato via Facebook che bisogna lottare contro spaccio e ambulantato, criminalizzando tutto il lavoro delle e degli ambulanti. A pagare siamo noi, sotto attacco da parte dell’intera Amministrazione comunale. Ma questo fatto è incredibile.

I lavoratori e le lavoratrici senegalesi vivono a Salerno da oltre 30 anni. Non abbiamo mai aggredito nessuno. Tutti sanno che non siamo violenti e che stiamo solo cercando adeguati spazi di vendita per organizzarci e lavorare legalmente, pagando la tasse come tutti. Per questi motivi, stiamo chiedendo da oltre un anno che la politica intervenga per individuare insieme spazi adeguati di vendita, a partire dall’area del sottopiazza della Concordia.

Le questioni sociali non si possono affrontare con denunce, minacce, manganelli e daspo. Abbiamo bisogno di politiche commerciali adeguate, politiche sociali per chi sta pagando la crisi ed un clima sociale e istituzionale fondato sul rispetto e non su campagne di criminalizzazione dei poveri e razzismo. Chiediamo, infine, a tutta la stampa locale di interloquire con tutte le parti e non solo con alcune, dando voce a chi troppe volte è ridotto al silenzio dai poteri locali».

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