Economia

Sanità e farmaci, in Campania ticket da record

L’Osservatorio Gimbe – organismo della fondazione che promuove attività di ricerca in ambito sanitario – ha dichiarato la Campania come la regione più cara per i cittadini in quanto a ticket sui farmaci.

I dati  raccolti

Nell’indagine risultano piuttosto evidenti le differenze regionali sull’importo totale della compartecipazione alla spesa per la sanità.

Il range della quota complessiva pro capite oscilla dai 97,7 euro in Valle d’Aosta ai 30,4 in Sardegna. Per i farmaci, invece, la cifra varia dai 34,3 in Campania ai 15,6 in Friuli Venezia Giulia.

E per le prestazioni specialistiche si passa dai 66,2 della Valle d’Aosta agli 8,6 della Sicilia. I campani, tuttavia, da gennaio non devono più pagare la quota regionale – pari a 10 euro – del superticket da 20 euro sulle prestazioni diagnostiche e di specialistica ambulatoriale.

I numeri definitivi sul ticket arrivano dal rapporto 2018 della Corte dei Conti sul coordinamento della finanza pubblica e dal Rapporto Osmed 2017 dell’Agenzia italiana del farmaco. La compartecipazione alla spesa nel 2017 tocca, in Italia, quota 2.884,6 milioni di euro: 1.548,0 milioni per i farmaci e 1.336,6 milioni per le prestazioni specialistiche, incluse quelle di pronto soccorso (42,7 milioni) e altre (14,5 milioni).

Questi importi corrispondono ad una quota pro-capite di 47,6 euro, di cui 25,5 per i farmaci e 22,1 per le prestazioni specialistiche. «Un dato di estremo interesse emerge dallo “spacchettamento” dei ticket sui farmaci – afferma il report della fondazione Gimbe – che include la quota fissa per ricetta e quella differenziale sul prezzo di riferimento per i cittadini che preferiscono acquistare il farmaco di marca invece del medicinale equivalente ».

Differenze regionali

La quota differenziale per la scelta del farmaco di marca vede, agli estremi, i 22,9 euro pro-capite del Lazio e i 10,5 euro della Provincia autonoma di Bolzano.

In Campania la media si attesta a 20,9 euro per cittadino, quinto importo più alto. «Al fine di uniformare le differenze regionali, l’articolo 8 del Patto per la Salute 2014-2016 – ricorda l’indagine – aveva previsto la “Revisione disciplina partecipazione alla spesa sanitaria ed esenzioni”, tenendo conto della condizione economica dell’assistito o del nucleo di appartenenza. L’obiettivo era quello di evitare che la compartecipazione rappresentasse una barriera per l’accesso ai servizi ed alle prestazioni, garantendo un gettito finanziario adeguato per le Regioni all’insegna di una unitarietà del sistema, ed evitando contemporaneamente che ticket troppo elevati, in particolare per la specialistica, favorissero lo spostamento verso strutture private. Nonostante la scadenza fissata al 30 novembre 2014, la revisione del sistema delle esenzioni e di compartecipazione al costo delle prestazioni sanitarie è rimasta al palo».

Nelle conclusioni del report, la fondazione Gimbe si allinea alla Corte dei Conti, nell’indicare la revisione dei criteri come priorità per il nuovo governo.

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