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Il Santo del giorno: oggi si celebra San Giovanni XXIII

Il Santo del giorno: oggi si celebra San Giovanni XXIII

Giuseppe Angelo Roncalli, Papa Giovanni XXIII, è stato il 261º vescovo di Roma e Papa della Chiesa cattolica , primate d’Italia e 3º sovrano dello Stato della Città del Vaticano (accanto agli altri titoli connessi al suo ruolo). Fu eletto Papa il 28 ottobre 1958 e in meno di cinque anni di pontificato riuscì ad avviare il rinnovato impulso evangelizzatore della Chiesa Universale. È ricordato con l’appellativo di “Papa buono”.

Fu terziario francescano ed è stato beatificato da papa Giovanni Paolo II il 3 settembre 2000 ed è stato canonizzato il 27 aprile 2014 da papa Francesco insieme a Giovanni Paolo II.



Nato in via Brusicco a Sotto il Monte, un piccolo paese della provincia di Bergamo, il 25 novembre 1881, da Giovanni Battista Roncalli e da Marianna Mazzola, quarto di tredici fratelli, veniva — a differenza del suo predecessore, Eugenio Pacelli, che era di stirpe nobile — da una famiglia di umili origini.

Grazie all’aiuto economico di suo zio Zaverio, studiò presso il seminario minore di Bergamo, vinse una borsa di studio e si trasferì al seminario dell’Apollinare di Roma, l’attuale Pontificio Seminario Romano Maggiore, dove completò brillantemente gli studi e fu ordinato prete nella chiesa di Santa Maria in Montesanto, in Piazza del Popolo, il 10 agosto 1904.



Venne ordinato sacerdote il 10 agosto 1904 dall’arcivescovo Giuseppe Ceppetelli. Nel 1905 monsignor Giacomo Radini-Tedeschi, allora nuovo vescovo di Bergamo lo nominò suo segretario personale. Roncalli si segnalò per la dedizione, la discrezione e l’efficienza. A sua volta Radini-Tedeschi rimarrà sempre guida ed esempio per Angelo Roncalli, che restò al suo fianco fino alla sua morte, il 22 agosto 1914.

Durante questo periodo si dedicò altresì all’insegnamento della storia della Chiesa presso il seminario di Bergamo. Si contraddistinse anche nel lavoro di ricerca storica sulla diocesi, lavorando sull’edizione critica degli atti della visita apostolica a Bergamo di San Carlo Borromeo.



Nel 1921 papa Benedetto XV lo nominò prelato domestico (che gli valeva l’appellativo di monsignore) e presidente del Consiglio Nazionale Italiano dell’Opera della Propagazione della Fede. In tale ambito egli si occupò fra l’altro della redazione del motu proprio del nuovo papa Pio XI Romanorum pontificum, che divenne la magna charta della cooperazione missionaria.

L’avvento del fascismo non trovò monsignor Roncalli particolarmente favorevole al nuovo regime: alle ultime elezioni che si tennero con liste contrapposte (1924), dichiarò alla famiglia di restar fedele al Partito Popolare, nonostante la politica filo-fascista dell’Azione Cattolica.

Il suo giudizio su Mussolini è abbastanza negativo, pur nella consueta moderazione dei toni: “la salute dell’Italia non può venire neanche da Mussolini, per quanto sia un uomo d’ingegno. I suoi fini sono forse buoni e retti, ma i mezzi sono iniqui e contrari alla legge del Vangelo”.


L’elezione a Papa

Il 28 ottobre 1958, con grande sorpresa della maggior parte dei fedeli, Roncalli fu eletto papa e, il successivo 4 novembre, fu incoronato, divenendo il 261º Sommo pontefice. Secondo alcuni analisti sarebbe stato scelto principalmente per una ragione: l’età. Dopo il lungo pontificato del predecessore, i cardinali avrebbero scelto un uomo che, per via dell’età avanzata e della modestia personale, presumevano sarebbe stato un papa di «transizione».

Scelse quale segretario privato monsignor Loris Francesco Capovilla, che già lo assisteva quando era patriarca di Venezia. Capovilla stesso è rimasto, dopo la morte di Roncalli, un fedele custode della sua memoria.

Quando il cardinale Angelo Giuseppe Roncalli fu eletto e divenne papa Giovanni, ci fu una piccola controversia per decidere se doveva essere chiamato Giovanni XXIII oppure Giovanni XXIV; lui stesso dichiarò che il suo nome pontificale era Giovanni XXIII chiudendo la questione. La decisione di non essere chiamato Giovanni XXIV valeva da conferma dello stato di antipapa del primo Giovanni XXIII.


Il “discorso della luna”

Uno dei più celebri discorsi di papa Giovanni è quello che si conosce come “discorso della luna”. L’11 ottobre 1962, in occasione della serata di apertura del Concilio, piazza San Pietro era gremita di fedeli. Chiamato a gran voce, Roncalli decise di affacciarsi, per limitarsi a benedire i presenti. Poi si convinse a pronunciare, a braccio, un discorso semplice, dolce e poetico, con un particolare richiamo alla luna, contenente elementi del tutto innovativi:

«Cari figlioli, sento le vostre voci. La mia è una voce sola, ma riassume la voce del mondo intero. Qui tutto il mondo è rappresentato. Si direbbe che persino la luna si è affrettata stasera – osservatela in alto – a guardare a questo spettacolo».

Salutò i fedeli della diocesi di Roma, essendone vescovo, e compì un atto di umiltà probabilmente senza precedenti, asserendo, tra le altre cose:

«La mia persona conta niente, è un fratello che parla a voi, diventato padre per volontà di Nostro Signore, ma tutti insieme paternità e fraternità è grazia di Dio (..) (…) Facciamo onore alle impressioni di questa sera, che siano sempre i nostri sentimenti, come ora li esprimiamo davanti al cielo, e davanti alla terra: fede, speranza, carità, amore di Dio, amore dei fratelli. E poi tutti insieme, aiutati così, nella santa pace del Signore, alle opere del bene».

Sulla linea dell’umiltà, impartì poi un ordine da pontefice con il parlare di un curato:

«Tornando a casa, troverete i bambini. Date una carezza ai vostri bambini e dite: questa è la carezza del Papa. Troverete qualche lacrima da asciugare, dite una parola buona: il Papa è con noi, specialmente nelle ore della tristezza e dell’amarezza».

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