Cronaca

Estorsione dopo l’alluvione di Sarno, maxi sequestro di beni ai Serino

Sarno, maxi sequestro di beni ad Aniello Serino ed alla sua famiglia. L'organizzazione aveva reinvestito i proventi illeciti

Maxi sequestro di beni ad Aniello Serino Sarno. Nella mattinata di oggi, venerdì 15 luglio, al termine del procedimento di prevenzione instaurato su richiesta della Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno, il Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri – Sezione Anticrimine di Salerno – ha dato esecuzione al decreto di confisca di beni emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Salerno nei confronti di Aniello Serino, di sua moglie Venere Sirica e dei figli Michelina e Matteo.

Sarno, maxi sequestro di beni ad Aniello Serino ed alla sua famiglia

In particolare sono stati sottoposti a confisca i seguenti beni:

  • 4 società, di cui tre dedite al commercio all’ingrosso di animali vivi e alla coltivazione di frutti oleosi, nonché una sala scommesse con internet point:
  • 43 immobili e terreni tra cui fabbricati e box auto per un valore di circa 2 milioni di euro;
  • 18 rapporti bancari direttamente o indirettamente riconducibili ai medesimi.

Il predetto provvedimento definitivo rappresenta la naturale evoluzione di un’approfondita e mirata attività investigativa condotta sempre dalla Sezione Anticrimine dei carabinieri di Salerno che aveva permesso di ipotizzare come Matteo Serino, in un periodo di transizione derivante dallo stato di detenzione del proprio genitore, avesse assunto la direzione della consorteria criminale capeggiata da suo padre Aniello Serino, egemone prevalentemente sul territorio di Sarno.

In particolare tale organizzazione, risulterebbe avere incrementato la propria operatività criminale, in concomitanza al noto evento franoso che il 5 maggio 1998 aveva interessato il comune di Sarno, poneva in essere una capillare attività di estorsioni nei confronti delle imprese deputate allo svolgimento di opere pubbliche derivanti dall’attività di ricostruzione. In tale contesto la medesima organizzazione aveva reinvestito i proventi illeciti in diverse attività imprenditoriali quali, ad esempio, il controllo e la distribuzione, su un’ampia porzione del territorio della provincia di Salerno dei cosiddetti “videopoker“.

Articoli correlati

Pulsante per tornare all'inizio