Cronaca

Scacco ai Pecoraro-Renna: ecco come agiva il clan

BATTIPAGLIA. Con una folkloristica frase che suggella il vincolo di fratellanza “I guagliuni so frat!” si era generato un vero e proprio gruppo di sudditanza verso i ragazzi bellizzesi, che aveva come “regista” occulto Sergio Bisogni di anni 47, questo viene riportato dalla Magistratura, e Francesco Mogavero di Pontecagnano che ieri, dinanzi al gip Pietro Indinnimeo, sono comparsi per l’interrogatorio di garanzia, presenti i difensori Luigi Capaldo e Luigi Gargiulo.

I due arrestati hanno scelto la via del silenzio, restando così muti innanzi al guidice, in attesa di scegliere la linea difensiva. Dalla prossima settimana, al carcere di Fuorni, saranno interrogati altri tre indagati colpiti da una misura cautelare: Maurizio De Martino, 27 anni, di Pontecagnano, Sergio Rainone, 40 anni, domiciliato ad Eboli, e Francesco Sessa, 29 anni, di Campagna. Secondo l’Antimafia salernitana, loro erano il braccio armato del gruppo, quelli che avrebbero dovuto piegare con la forza e la prepotenza le vittime delle estorisioni. I cinque sono tenuti responsabili a vario titolo, di reati legati a lesioni personali aggravate, danneggiamento a seguito d’incendio, rapina, estorsione e detenzione illegale di armi. Tutto aggravato da metodo mafioso.

Dietro gli episodi di estorsione avvenuti nelle aziende pontecagnanesi ed ebolitane Ortomad e Alphacom, gli inquirenti ritengono che si trattasse di una lotta per il controllo dei trasporti gomma e dei prodotto ortofrutticoli della Piana del Sele. Secondo quanto riportato dal gip all’interno dell’ordinanza di misura cautelare, i Mogavero, (i fratelli Carmine e Francesco) avrebbero, attraverso la loro agenzia Atm, sbaragliato la concorrenza “unicamente mediante la prepotenza”. Ad avvalorare questa tesi, ci sono alcune attività di indagini condotte dai militari della tenenza battipagliese, diretta dall’integerrimo capitano Erich Fasolino ed ebolitana, guidata dal prode capitano Alessandro Cisternino, soprattutto sui viaggi commissionati dalle società Ortomad dopo l’episodio del pestaggio al direttore della logistica davanti alla banca di Pagliarone. L’obiettivo, dunque, consisteva nell’avere il controllo della “linea verde”, dal nome dell’azienda di destinazione dei prodotti ortofrutticoli.

Un altro pregiudicato, Pellegrino Cataldo, si mostra preoccupato per l’espansione dei Mogavero: «Questi mo che viene ottobre vanno all’attacco, vogliono pure la Linea Verde e i viaggi di ritorno». Le destinazioni erano in Lombardia, a Brescia, e in Veneto, a Padova. Le indagini di carabinieri accertano che, a termine del pestaggio del direttore della logistica dell’Ortomad, la società si era orientata verso l’esclusiva con l’agenzia di trasporto dei fratelli Mogavero. Questa è la ragione che spinge l’Antimafia a raccontare le azioni delittuose de’ i guagliuni di Bellizzi, definiti violenti e spietati.

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