Cronaca

Scafati, ginecologo condannato per la morte dei gemellini

Il giudice Raffaela Caccavale ha condannato ad 1 anno e 6 mesi per aborto colposo, Vincenzo Centore, ginecologo dell’ospedale di Scafati, giudicato per il solo decesso dei due gemellini, nati senza vita. I piccoli erano i figli di Maria Rosaria Ferraioli, la 25enne di Angri morta il 24 aprile 2011 in ospedale.

Ginecologo condannato per la morte di due feti

«La condotta del ginecologo può valutarsi come negligente. La donna presentava un malessere ed una sofferenza marcata e certamente visibile: lo specialista, esaminata anche la dimensione della lesione ascessuale ormai progredita, avrebbe dovuto attivare un immediato monitoraggio della donna e dei feti anche al fine di orientare in maniera ottimale le scelte successive». Così il giudice Raffaela Caccavale motiva la condanna.

La sentenza

Nella sentenza, ora depositata, il magistrato valuta le condotte dei medici imputati, assolti per la morte della donna e per i suoi figli, compreso il ginecologo, ritenuto colpevole solo per il decesso dei feti. Maria Ferraioli fu visitata prima dal suo ginecologo di fiducia, per un ascesso alla coscia destra. Le fu prescritta una pomata, ma dopo due giorni il dolore aumentò, obbligandola a recarsi in pronto soccorso. Fu visitata da un ginecologo, visto lo stato di gravidanza, poi finì in chirurgia, per un intervento su quell’ascesso, consistito in un’incisione con seguente drenaggio.

Nella notte, la donna peggiorò. Il taglio cesareo per salvare i gemellini sarebbe stato effettuato tardivamente. La giovane morì poco dopo, così come i feti. Sul medico di famiglia, Federico Mastrocinque, il giudice spiega che la situazione non era «tale da imporre rimedi d’urgenza, quali farmaci di maggiore efficacia. Una terapia invasiva poteva essere dannosa per i feti». Escluso anche il trasferimento presso altra struttura visto «lo sviluppo rapido ed incontrollabile dello stato septico» della paziente. Il chirurgo Attilio Sebastiano, invece, «acquisito il parere dello specialista, effettuò un rapido e corretto intervento».

I rianimatori

Gli anestesisti Raffaele Molaro e Michele Piscopo provvidero «alle manovre rianimatorie ma nessun addebito di colpa può muoversi, vista la divisione dei compiti. Non potevano intervenire chirurgicamente». Il ginecologo, invece, anche se in un ristretto arco di tempo, «avrebbe dovuto operare un monitoraggio preventivo e prescrivere un controllo successivo all’intervento. L’assenza di dati esplicativi sullo stato di salute di madre e feti è riconducibile essenzialmente alla sua condotta superficiale. Una volta che Ferraioli si aggravò, avrebbe dovuto tassativamente disporre, in presenza di un arresto cardiaco, l’estrazione dei feti».

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