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Scifo, Squillante: «Stiamo cercando di ottenere i soldi anticipati all’ospedale di Miami»

BATTIPAGLIA. «Emanuele Scifo non si è operato negli Stati Uniti, ma noi stiamo ancora cercando di ottenere i soldi pubblici anticipati all’ospedale di Miami». Il direttore generale dell’Asl di Salerno, Antonio Squillante, preannuncia una battaglia legale intercontinentale per riavere indietro i soldi anticipati per operare il 34enne infermiere battipagliese.

La battaglia di Scifo, affetto da una malattia rarissima, non si è conclusa oltreoceano. Lo scorso novembre, al termine di una fase di valutazione durata circa quindici giorni, i medici del Jackson Memorial Hospital di Miami avevano rifiutato di effettuare un trapianto multiorgano su Scifo a causa delle sue condizioni fisiche. Per Scifo si era trattato di una doccia fredda inattesa dopo una straordinaria gara di solidarietà che gli aveva concesso di raccogliere circa 230mila euro, ma soprattutto dopo aver ottenuto un contributo dalla Regione Campania – attraverso una delibera predisposta dall’Asl di Salerno – di 986mila euro. Di quest’ultima cifra, Scifo aveva ottenuto un anticipo, versato nelle casse dell’ospedale di Miami per accedere alla sala operatoria. Soldi pubblici – pari a circa il 10% dell’intero importo – che chiaramente ora la Regione e l’Asl vogliono indietro, giacché l’operazione non ha avuto luogo a causa delle condizioni fisiche di Scifo.

«La mia preoccupazione al momento della delibera era proprio questa – rivela il manager Squillante – ossia che Scifo potesse non essere operato, causando uno spreco di risorse pubbliche. Abbiamo già chiesto la restituzione della cifra versata quale anticipo». In ballo ci sono circa 100mila euro di soldi pubblici. Di certo molto meno rispetto alla quota che avrebbe dovuto versare la Regione Campania stando ai primi accordi del consolato americano a Napoli (il 70% della cifra totale), ma si tratta di fondi dei contribuenti che devono comunque tornare all’origine. «Avevamo stanziato quasi un milione di euro – continua Squillante – la delibera ovviamente non ha più ragione d’esistere dopo che l’ospedale di Miami ha negato la possibilità ad Emanuele Scifo di accedere al trapianto. Abbiamo già presentato richiesta per ottenere il rimborso dell’anticipo. Speriamo che questi soldi tornino presto indietro. Tale vicenda rappresenta un mio pensiero fisso».

Scifo avrebbe dovuto subire il trapianto di stomaco, duodeno, pancreas, milza, intestino tenue e crasso per avere una speranza concreta di sopravvivenza. Negli Stati Uniti sarebbe dovuto restare per circa nove mesi, giacché era necessario un lungo percorso pre e post operatorio che prevedeva tre mesi di trattamenti prima dell’operazione e sei mesi dopo l’intervento, oltre a sottoporsi a terapie mediche.

Il caso di Scifo è unico in Italia. È affetto da tre diverse tipologie: pseudostruzione cronica, angiodisplasia ileale diffusa e gastroparesi totale, che gli impediscono di vivere normalmente. Si nutre con l’alimentazione parenterale, una sacca alla quale deve restare legato 12 ore ogni volta. Tra raccolte di fondi, eventi, presentazioni di libri fino ad arrivare a società sportive che avevano devoluto gli incassi di alcune partite – ma soprattutto con l’intervento di Regione ed Asl – Scifo era riuscito a salpare verso l’America. Un viaggio della speranza rivelatosi inutile.

L’infermiere battipagliese, tornato in Italia, continua ad essere seguito, come durante tutto il percorso diagnostico e terapeutico, dai medici dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna. In attesa dell’eventuale multitrapianto.
Regione ed Asl restano in attesa, invece, di avere indietro denaro pubblico “parcheggiato” ancora in America.

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