Semplicemente guidaci ancora Ago

30 maggio 1994, un giorno come tanti per chiunque. San Marco di Castellabate, una ridente cittadina balneare, pronta per l’estate, ormai imminente. Agostino di Bartolomei decide di porre fine alla sua vita, proprio qui, in questi posti bellissimi baciati dal sole. Un colpo di pistola al cuore ed un biglietto “mi sento chiuso in un buco”. Come un fulmine al ciel sereno, quel giorno diventa triste non solo per i tifosi salernitani ma per chi ha amato davvero il calcio. Perché “Ago” ha lasciato ricordi bellissimi ovunque è andato. Non era solo un calciatore. Era un Uomo, una persona umile, brava, giusta. Una persona d’oro che cozza poco con questo calcio divenuto sempre più business. Il mondo del calcio l’ha prontamente dimenticato nonostante avesse indossato casacche importanti (Roma e Milan, raggiungendo nel palmares personale scudetti e una mancata Champions, quella del 1984 contro il Liverpool), nonostante lo spirito buono che animava il suo corpo.

Una persona che teneva tantissimo a Salerno, città che gli ha riversato, a sua volta, tanto affetto.
“Voglio portare la Salernitana in Serie B e poi mi ritiro”. Come sempre Ago è stato di parola.

Dopo un primo anno burrascoso causa scelte discutibili da parte dell’allenatore Pasinato (Di Bartolomei riuscì comunque a condurre la Salernitana alla salvezza appena venne esonerato il mister) il secondo anno fu quello della promozione in B dopo ben 23 anni di assenza. Agostino trascinò i compagni ad un successo travolgente. Mise il suo timbro a Brindisi certificando la promozione con un suo goal (furono 16 in 52 presenze). Sette giorni dopo la grandissima festa al Vestuti nel pareggio per 0-0 contro il Taranto.Una volta in B, Di Bartolomei, si ritirò, aveva compiuto la sua ultima impresa calcistica.

Ogni 30 maggio, il calcio, quello vero, muore un’altra volta. Ciao DiBa, indimenticato campione, Salerno ti saluta. Ora come allora, da lassù, guidaci ancora Ago.

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