Curiosità

Sicignano degli Alburni e il Monaco impazzito per amore

SICIGNANO. La storia del convento infestato di Sicignano degli Alburni è nota a tutti, sono pochi quelli che la raccontano, è una pagina scura che si cerca di dimenticare, eppure questa è una tragedia d’amore degna di un racconto scespiriano.

I lavori per la costruzione del convento iniziarono nel 1572 per volere dei padri Ruffino da Vibonati e Antonio da Lagonegro. La Chiesa intitolata alla Madonna degli Angeli fu consacrata nel 1592 a ricordarlo c’è una scritta latina all’ingresso ma la storia che vi stiamo per raccontare risale a circa due secoli dopo.

Sicignano 1720, era un giorno come tanti per i monaci che abitavano nel convento fatto di duro lavoro e preghiera, passo un uomo e sul ciglio della porta chiese un tozzo di pane e un po’ d’acqua a un frate sicuro che non avrebbe recato disturbo e sarebbe ripartito non appena si fosse ripreso.
La bontà dei monaci e la regola del convento convinsero il vagabondo a pernottare per la notte e ripartire non appena si fosse ripreso;

Il giorno dopo l’uomo ripresosi dalla fatica del cammino decise di ricambiare l’ospitalità dei frati svolgendo delle mansioni. Iniziò con piccoli lavori di ristrutturazione i giorni si fecero mesi e i mesi diventarono anni, ormai quell’uomo che aveva bussato alla porta del convento come vagabondo era diventato parte integrante delle attività religiose. L’uomo aveva trovato una casa, lo capì subito dopo aver preso i voti, aveva trovato dei fratelli e una famiglia. Del Monaco non si conosce il nome ma si dice che fosse ben voluto da tutti, era gentile e premuroso, era ormai parte integrante del convento ma soprattutto delle attività di tutto il paese.

Forse l’incontro avvenne proprio un giorno in cui dal paese faceva ritorno al convento, lei era lì presa con le attività del campo, il monaco notò una ragazza del paese e se ne innamorò all’istante. Cercò di reprimere le pulsioni e il desiderio carnale ma ormai era troppo tardi, anche la ragazza ricambiò immediatamente il suo amore ed erano soliti incontrarsi al di fuori delle mura del convento. Il loro era un’amore dolce e coinvolgente, si erano amati fin dal primo sguardo e il Monaco pensò che fosse stata una benedizione.

Ben preso le mura e gli alberi non seppero trattenere il segreto e la notizia arrivò a un frate del convento che li aveva sorpresi mentre si incontravano di notte. Subito i frati rinchiusero in prigione il Monaco per espiare il suo peccato e lei torturata con l’accusa di essere una strega che aveva portato alla perdizione. La giovane fu torturata per giorni e notti le sue urla rimbombarono per tutto il convento, il Monaco era solito coprirsi il capo con le mani per non ascoltare la sofferenza della sua amata e in cuor suo giurò vendetta, alla fine la giovane non resse alle torture e morì.

Il giovane Monaco fu liberato e costretto a un cammino di penitenza ma il giovane consegnò la sua anima al diavolo e diede inizio alla sua vendetta, i monaci iniziarono a morire uno dopo l’altro ognuno in circostanze misteriose, chi impalato nei campi, chi caduto nel pozzo, chi orribilmente smembrato. Fra gli abitanti si insinuò il terrore e il sospetto, nessuno osava avvicinarsi al convento, quello che un tempo era stato il luogo di pace era diventato il posto del diavolo.



Si racconta che una notte una coppia di giovani sposi passo per il convento quello che accadde nessuno lo ha mai saputo, l’unica testimonianza fu il cavallo imbizzarrito che trascinava il suo padrone con il cranio fracassato, della donna non si seppe più nulla. A Napoli nel palazzo reale le voci sulle misteriosi morti del convento diventavano sempre più insistenti, e il Re Carlo di Borbone mandò a Sicignano i suoi bravi per scoprire cosa stesse causando i sanguinosi decessi.
Il Monaco fu accusato come unico responsabile dei delitti, processato sommariamente venne condannato all’impiccagione appeso alla quercia davanti al convento. Si dice che ancora oggi il monaco vaga per i campi davanti al convento. Forse cerca vendetta o forse molto semplicemente cerca la sua amata.

L’appartamento di 4 corridoi e 26 stanze e un altro di 2 corridoi e 21 stanze nel 1861, sia la Chiesa che il Convento, furono chiusi al culto.
Collegio serafico nel 1885, in ginnasio e liceo dal 1900 a 1926, e nel 1953 a studio filosofico e teologico fino al 1973 quando viene giuridicamente chiuso. Il poeta Rocco Scotellaro, del convento fu alunno.

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