CronacaInchiesta

Si chiamano “Campania” le nuove sigarette di contrabbando

Si chiamano “Campania”, costano tre euro, sono sigarette di contrabbando in vendita sui banchetti clandestini in tutta la regione, soprattutto a Napoli. All’interno della scatolina rossa e bianca ci sono 20 sigarette confezionate ad arte dei contrabbandieri. Le hanno scoperte alcuni tabaccai, che hanno notato il giro di bionde fasulle in molte zone della Campania.

Il prodotto sarebbe disponibile sui banchetti del contrabbando di Napoli. A fare la scoperta sono stati alcuni tabaccai che hanno rivolto un sos agli organismi di categoria. Sul pacchetto la scritta “Campania”, lo stemma della Regione, lo slogan “From Italy Worldwide”, probabilmente destinato ad attirare l’attenzione di turisti stranieri in cerca di prodotti tipici, se così si può dire in un caso del genere.

campania 300x169 Campania ecco le nuove sigarette dei contrabbandieriNon manca l’indicazione tipica “Il fumo uccide”, mentre sul lato del pacchetto, accanto alla raccomandazione “I minori non devono fumare” e alla garanzia che il prodotto “Non è testato su animali”, compare persino il nome del fantomatico produttore: “Prodotto in Italia da Campania srl”. E tanto per completare un bel marchietto tricolore che non guasta mai.

A fare l’incredibile scoperta sono stati alcuni tabaccai di Napoli. I quali si sono giustamente subito rivolti alla loro Federazione provinciale. Si tratta ovviamente di “bionde”, cioè di sigarette fasulle, anzi doppiamente fasulle; non solo perché vendute illecitamente, ma anche in quanto frutto frutto dell’ennesima contraffazione.

Spudoratamente false, quelle sigarette sembrano quasi una presa in giro, un tranello teso agli acquirenti creduloni, ai tabagisti incalliti che pur di risparmiare qualche euro si affidano al mercato illegale del tabacco.

Nei mesi scorsi,a Polizia ha sequestrato 33 chili di queste nuove sigarette, 165 stecche, ovviamente prive del marchio di Monopolio di Stato e contraffatte con il marchio “Campania”.

Erano custodite in un deposito sotterraneo, da cui si poteva accedere dall’interno di un bar a San Giuseppe Vesuviano.

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