Cronaca

Suicidio Tiziana Cantone, i fratelli Iacuzio si difendono: «Non abbiamo diffuso il video»

BATTIPAGLIA. «Speriamo di ottenere quanto prima giustizia per evitare questa gogna mediatica». È quanto sostiene l’avvocato Marco Martello, che difende, insieme al collega Orazio Tedesco, i due fratelli battipagliesi Enrico Iacuzio ed Antonio Iacuzio, indagati per diffamazione dopo la denuncia della 31enne napoletana morta suicida a causa della diffusione di video hard che la riprendevano.

Da ieri, quando si è diffusa la notizia che tra i quattro indagati ci fossero due battipagliesi, è partita una sorta di caccia all’uomo. I due fratelli sono chiusi in casa, evitano contatti telefonici e hanno oscurato parzialmente i profili Facebook. Troppa l’attenzione sollevata dalla vicenda, eccessiva per chi ovviamente non ha nessuna intenzione di sentirsi carnefice. Nessuno dei due ha mai realmente incontrato la ragazza e i contatti si erano interrotti nel mese di marzo dello scorso anno, stando a ciò che racconta l’avvocato Martello e alla memoria difensiva depositata in Procura.

Proverebbero tale visione dei fatti gli screenshot di conversazioni avvenute su Whatsapp tra i due fratelli e la 31enne, dal mese di novembre 2014 a marzo 2015. La ricostruzione del legale mostra una realtà totalmente diversa rispetto a quella descritta dalla donna nella denuncia presentata a maggio del 2015. Stando a ciò che racconta l’avvocato Martello, la ragazza conosce virtualmente uno dei due fratelli nel novembre 2015 tramite Instagram e gli chiede di formare un gruppo privato su Whatsapp, inserendo pure il fratello del giovane battipagliese. Per i quattro mesi successivi, la 31enne parla con i due ragazzi, invia fotografie e video – anche molto spinti – fino a quando l’interesse per tali conversazioni diminuisce per poi svanire del tutto a marzo dello scorso anno. I tre non si vedono mai nel mondo reale e i fratelli battipagliesi non avrebbero mai incontrato l’ex fidanzato e neppure gli altri due indagati, L.L di Napoli e C.R. di Milano. Secondo la denuncia presentata dalla giovane, lei avrebbe deciso di interrompere i rapporti alla richiesta dei fratelli di passare dai rapporti virtuali a quelli reali.

La tesi difensiva, invece, racconta semplicemente di un interesse dei due ragazzi che sarebbe progressivamente scemato, rimanendo sempre in un ambito virtuale privato. «Quando la donna ha presentato la denuncia, a maggio del 2015, i due fratelli non la sentivano già da due mesi – afferma l’avvocato Martello – dalle conversazioni su Whatsapp si vede chiaramente il tenore del rapporto, ma soprattutto il flusso dei messaggi. Si legge bene chi era il mittente e chi il destinatario. La Procura contesta la diffamazione perché uno degli indagati avrebbe divulgato i video che lei inviava privatamente. Di certo i due ragazzi battipagliesi non l’hanno fatto, ma soprattutto chi può sapere se lei ha davvero inviato questi video a quattro persone o anche ad altri soggetti? D’altra parte, i denunciati non hanno mai ricevuto i video diffusi in rete ma altri video e foto, rimasti privati». Con il suicidio della 31enne, sulla vicenda si sono accesi i riflettori a livello nazionale. «Dalla denuncia dello scorso anno a oggi, la Procura non ci aveva fatto sapere niente. La morte della ragazza sta smuovendo tutto e non è giusto che questi ragazzi siano sottoposti a tali spiacevoli attenzioni. Speriamo che la giustizia sia celere per fare quanto prima chiarezza».

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