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Tagli agli organici. I musei rischiano di rimanere chiusi

SALERNO. Il taglio alla pianta organica delle Soprintendenze per i beni artistici e paesaggistici, disposto dal decreto ministeriale dello scorso 6 agosto, rischia di mettere in ginocchio il turismo culturale in provincia di Salerno. Monumenti come la Certosa di Padula, la Badia di Cava de’ Tirreni, l’abbazia di Montevergine, il museo della Scuola Medica Salernitana o, ancora, il complesso monumentale di San Pietro a Corte, rischiano di restare chiusi al pubblico per mancanza di personale addetto alla vigilanza. È questo uno degli effetti che la riorganizzazione voluta del ministero per i Beni e le Attività Culturali potrebbe avere sui monumenti gestiti e tutelati dalla Soprintendenza interprovinciale di Salerno ed Avellino.

Il rischio è stato denunciato ieri mattina nel corso di un’assemblea sindacale indetta dalle sigle di categoria di Cgil, Cisl, Uil e Unsa, preoccupate per le ripercussioni che ci saranno sulla dotazione organica, che verrà ridotta di circa il 60 per cento. Con la nuova pianta organica la Soprintendenza subirà un drastico taglio di 80 unità fra le sedi di Salerno ed Avellino, passando da 144 ad appena 64 dipendenti.

«Si tratta – hanno sostenuto i sindacati nell’assemblea di ieri – di un’operazione al di fuori di ogni logica, ridicola e drammatica, sia per i contenuti sia per le conseguenze. Il personale, infatti, che dovrebbe garantire una funzione così vitale come la tutela del patrimonio artistico, architettonico e paesaggistico del territorio di queste due province, pari a gran parte dell’intera regione Campania, sarebbe composto alla fine da appena dieci architetti, tre storici dell’arte, cinque funzionari per le tecnologie, con un taglio del cinquanta per cento».

Altri tagli sono previsti anche nei ruoli amministrativi, con una perdita complessiva di altri 33 tra funzionari e assistenti. «Ciò significa – hanno proseguito le quattro sigle sindacali di categoria – privare le funzioni tecniche di supporto amministrativo e smantellare interi reparti funzionali. E questo tralasciando altre qualifiche, anch’esse fortemente penalizzate. Il risultato inequivocabile, sarà lo svuotamento di capacità operativa di un ufficio fondamentale per la vita del territorio delle due province. Inoltre, non è previsto nessun restauratore, privando l’ufficio delle conoscenze tecniche specialistiche necessarie ed indispensabili per la conservazione delle opere d’arte. Eppure in questi decenni proprio i laboratori di restauro della Soprintendenza, con l’intero staff di addetti, sono stati protagonisti di delicati interventi diretti o indiretti».

Una situazione davvero drammatica che metterebbe a rischio l’intero sistema turistico e culturale del nostro territorio. Per questo motivo i dipendenti della soprintendenza hanno lanciato un accorato appello non solo alle forze sindacali e istituzionali delle province di Avellino e Salerno ma anche al mondo della cultura e del volontariato affinchè si facciano carico delle loro preoccupazioni. «Ci rivolgiamo ai parlamentari, ai sindaci, ai consiglieri regionali e al presidente De Luca – hanno concluso – di intervenire sul ministero e sui dirigenti per riequilibrare un sistema di tutela del patrimonio del territorio».

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