Cronaca

23 novembre 1980: 37 anni fa il terremoto dell’Irpinia

Qualcuno l’ha chiamato il nostro «11 settembre». E per chi lo ha vissuto è sicuramente vero: il 23 novembre 1980 rappresenta lo spartiacque dell’esistenza di molte persone. C’è un «prima» e c’è un «dopo» terremoto nei racconti di tutti quelli che quel giorno c’erano e che ricordano alla perfezione dove si trovassero alle 19.34 di quella maledetta domenica.

Il terremoto

Erano le 19.34 quando una forte scossa, della durata di circa 90 secondi, colpì un’area di 17.000 km² posta a cavallo fra le province di Avellino, Salerno e Potenza. Un terremoto del decimo grado della scala Mercalli che si sentì fino a Parma e Siracusa e che ebbe effetti devastanti nella zona del cosiddetto “cratere” nelle alte valli dell’Ofanto e del Sele.

Le distruzioni gravi e diffuse si estesero a nord fino alle alte valli del Sabato e del Calore e a sud fino alla montagna salernitana e potentina. Ragion per cui l’area dei danni comprese quasi tutta la Campania e la Basilicata e parte della Puglia. Furono quasi completamente distrutti i paesi di Castelnuovo di Conza, Conza della Campania, Laviano, Lioni, Sant’Angelo dei Lombardi e Santomenna; distruzioni estese a oltre il 50% del costruito furono riscontrate a Balvano, Calabritto, Caposele, Guardia Lombardi, Pescopagano, San Mango sul Calore, Senerchia, Teora e Torella dei Lombardi.

I morti del terremoto

I morti accertati ufficialmente furono 2735; i feriti circa 9000; i senzatetto circa 394.000. Per quanto riguarda le località più colpite: a Sant’Angelo dei Lombardi ci furono 372 morti, 709 feriti, 3986 senzatetto; a Laviano 294 morti, 235 feriti, 2580 senzatetto; a Lioni 210 morti, 191 feriti, 4932 senzatetto; a Conza della Campania 181 morti, 150 feriti, 1423 senzatetto; a Teora 139 morti, 160 feriti, 1590 senzatetto; a Calabritto 97 morti, 685 feriti, 658 senzatetto; a Castelnuovo di Conza 86 morti, 200 feriti, 800 senzatetto; a Balvano 73 morti, 41 feriti, 1728 senzatetto; a San Mango sul Calore 65 morti, 173 feriti, 713 senzatetto; a Santomenna 64 morti, 110 feriti, 800 senzatetto; a Senerchia 62 morti, 336 feriti, 854 senzatetto; a Caposele 51 morti, 234 feriti, 2736 senzatetto.
Per quanto riguarda i centri abitati più importanti: ad Avellino ci furono 72 morti, alcune centinaia di feriti, 7421 senzatetto; a Napoli 69 morti, circa 500 feriti, 78.805 senzatetto.

I Comuni salernitani compresi nel “cratere”

Questi i Comuni della Provincia di Salernopiù vicini all’epicentro del sisma:

Castelnuovo Di Conza, Laviano, Santomenna, Colliano, Romagnano al Monte, Salvitelle.

Ma ad essere colpita in maniera seria, seppur non in prossimità dell’epicentro, furono anche l’area dei Picentini, del Vallo di Diano e dell’Irno.

 

Le polemiche sulla ricostruzione

Già nella fase dell’emergenza furono adottati i primi provvedimenti per la delimitazione dei confini dell’area colpita dal terremoto che subirono, peraltro, successivi e complessi aggiustamenti; si giunse alla definitiva e formale definizione del territorio colpito solo a distanza di circa un anno dalla scossa del 23 novembre 1980.

La prima delimitazione dell’area colpita fu definita entro il dicembre 1980: vi risultarono inclusi 283 comuni, di cui 104 della provincia di Avellino, 67 della provincia di Napoli, 46 della provincia di Potenza e 66 della provincia di Salerno. Questa ipotesi non fu però accolta e si fissò una successiva scadenza per la definizione dell’area colpita al 31 maggio 1981.

Le pressioni politiche e sociali esercitate sul governo in questa fase portarono all’allargamento dell’area danneggiata definita con il decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri datato 22 maggio 1981, che individuava 643 comuni danneggiati; ulteriori variazioni furono apportate con il successivo decreto del 13 novembre 1981 che fissò definitivamente a 687 il numero totale dei comuni dichiarati «terremotati».

Di questi, 37 comuni con danno al patrimonio edilizio esistente superiore all’80% furono classificati «disastrati»; 314 con danno compreso tra 1’80% e il 40% furono classificati «gravemente danneggiati»; 336 con danno compreso tra il 40% e il 5% furono classificati «danneggiati». In particolare, nella regione Campania risultarono classificati 542 comuni, di cui 28 disastrati, 250 gravemente danneggiati, 264 danneggiati; nella regione Basilicata risultarono classificati 131 comuni, di cui 9 disastrati, 63 gravemente danneggiati, 59 danneggiati; risultarono inoltre classificati 14 comuni della provincia di Foggia. (fonte: storing.ingv)

La relazione della “commissione parlamentare d’inchiesta sull’attuazione degli interventi per la ricostruzione e lo sviluppo dei territori colpiti dai terremoti del novembre 1980 e del febbraio 1981 della Campania e della Basilicata”, istituita nel 1989, stimò la somma totale dei fondi stanziati dal Governo italiano: 50620 miliardi di lire, così suddivisi: 4684 per affrontare i giorni dell’emergenza; 18000 per la ricostruzione dell’edilizia privata e pubblica; 2043 per gli interventi di competenza regionale; 8000 per la ricostruzione degli stabilimenti produttivi e per lo sviluppo industriale; 15000 per il programma abitativo del comune di Napoli, e le relative infrastrutture; 2500 per le attività delle amministrazioni dello Stato; 393 residui passivi.

 

I video del terremoto

 

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