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Torna il processo Chernobyl: il Codacons interviene

Torna in auge il processo sull’inchiesta Chernobyl. Il prossimo 17 dicembre, infatti, si discuterà nelle aule del Tribunale del caso scoppiato sette anni fa e che vede coinvolti 38 imputati che avrebbero concorso tra loro allo smaltimento illecito di 980 mila tonnellate di rifiuti pericolosi e non pericolosi, procurando per sé un profitto illecito di 50 milioni di euro. In merito alla questione, è intervenuto anche il Codacons del Vallo di Diano che, tramite il responsabile Roberto De Luca, lancia un appello alle istituzioni.

«Chernobyl annovera nomi diversi. Si svolge nel periodo compreso tra gennaio 2006 e luglio 2007. I 38 imputati avrebbero concorso tra loro allo smaltimento illecito di 980.000 tonnellate di rifiuti pericolosi e non pericolosi, procurando per sé un profitto illecito di 50 milioni di euro. Si incardina presso il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, poi viene trasferito a Salerno. La prima udienza preliminare si tiene nel 2013. Rinviati a giudizio tutti i 38 indagati per tutti i capi di imputazione, ad esclusione dei reati di smaltimento illecito e deturpamento delle bellezze naturali (ormai prescritti), la prima udienza dibattimentale avrebbe dovuto svolgersi il 9 aprile 2014. Rinviata, per difetto di notifiche, al 17 dicembre 2014. La prescrizione del reato di disastro ambientale viene comodamente attesa per l’agosto del 2019. Facciamo allora un appello alle istituzioni sensibili della Repubblica Italiana, affinché venga effettivamente tutelata la salute dei cittadini e non si lasci questo odioso reato impunito. Anche perché, nell’audizione del 15 luglio 2009, il Pm Ceglie così si esprime sul traffico illecito di rifiuti in generale: “Le attuali «bombe ecologiche» non richiedono soltanto un intervento specialistico, con tutte le cautele giuridiche del caso, per affrontare una questione relativa al ciclo dei rifiuti, bensì richiedono un intervento urgente perché, anche e soprattutto, è in pericolo la salute umana. Alcune indagini epidemiologiche dell’istituto Monaldi di Napoli, del marzo 2007, richiamate anche nella nostra relazione, ci dicono che sono in terribile aumento forme tumorali specifiche, in queste aree contaminate da questo tipo di rifiuti”. E se qualcuno ha creduto che su questa vicenda dovesse presto calare l’oblio della stampa e dell’opinione pubblica, ciò non è avvenuto; soprattutto perché la sensibilità ambientale si sta sviluppando come patrimonio culturale collettivo e i singoli stanno chiedendo, sempre con più convinzione, maggiore chiarezza su questi fatti a chi è deputato alla salvaguardia della salute dei cittadini. Noi saremo a Salerno – conclude De Luca – con una nostra bandiera mercoledì, per dire forte e chiaro che la salute dei cittadini di questo territorio non è in vendita, come forse qualcuno vorrebbe ancora far credere».

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