Cronaca

Tragedia di Stoccoloma, il racconto di una coppia salernitana

SALERNO. Si chiamano Valentina Forlenza e Gianluca Saporito. Hanno raccontato l’accaduto al quotidiano La Città. Lei era proprio in metropolitana quando è accaduta la tragedia, la fortuna ha voluto che non fosse nel cuore pulsante di Drottninggatan quando il camion si è lanciato a folle velocità verso il centro commerciale.

«Oggi per fortuna non ero lì – ha dichiarato – ma in un’altra zona. Quando c’è stato l’attentanto ero in metro, ad un paio di fermate da Drottninggatan ed il conducente ci ha avvisato che il treno non si sarebbe fermato lì, a T- Centralen, perché c’era stato un incidente. Solo dopo ho capito quello che era successo. La scuola dei miei figli si trova lì ed io ci passo quasi tutti i giorni».

Da Drottningatan ci è passata, Valentina. Ha visto con i suoi occhi le conseguenze di un atto di follia, il pericolo che la sua famiglia, suo marito ed suoi figli, avrebbero corso se si fossero trovati lì. La gente che scappava, la paura, la disperazione delle persone che hanno perso i loro cari.

«Ci sono stati enormi disagi per i trasporti. Gianluca è rimasto bloccato in ufficio fino a tardi perché dopo quattro ore dall’attentato la metro era ancora chiusa e i treni locali fermi. C’erano tantissime persone in strada. Quando siamo passati alla stazione di T- Centralen, dal treno ho visto la gente che correva sulla banchina verso l’uscita opposta a quella dell’attentato, spinta dalla polizia.

Io sono scesa alla fermata successiva e c’erano tantissime persone per strada con le facce sgomente. Alcuni ancora correvano, si sentivano le sirene e c’era un elicottero che sorvolava la zona. Lì mi hanno detto che c’era stato un attentato. Non ho mai visto tanta gente e tante macchine per strada quante oggi. Avendo bloccato tutti i mezzi di trasporto chi ha potuto ha preso l’auto».

Poi la telefonata al marito, gli attimi di panico, il sollievo quando ha ricevuto la conferma delle condizioni in cui si trovavano. Poi il post su Facebook per tranquillizzare familiari e conoscenti: «stiamo bene» hanno scritto. Non sta bene però la Svezia, squarciata dal dolore causa da un gesto folle.

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