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La tragedia di Marcinelle, quando gli italiani furono venduti al Belgio

MARCINELLE. Subito dopo la seconda guerra mondiale le condizioni economiche europee erano provvisorie, il paese era sul lastrico e faticava a risollevarsi. Il Belgio era ricco di minerali ma mancavano operai, all’Italia invece serviva il carbone.

Il protocollo Italia – Belgio

Il Belgio era ricco di carbone e cercò operai in Italia. Il neonato governo antifascista stipulò un contratto con il Belgio il 20 Giugno 1946 che prevedeva l’invio di ben 50.000 lavoratori italiani in cambio della fornitura annuale di tonnellate di carbone.

Era l’era di Alcide De Gasperi il quale stipulò il contratto con il Belgio. Il governo voleva lasciarsi indietro la guerra e dare una speranza al popolo italiano.

Fu stipulato il protocollo Italo Belga e presso gli uffici di collocamento era possibile fare domanda di lavoro, la manodopera non doveva avere più di 35 anni e gli invii erano a scaglioni, 2.000 persone alla volta. Alla fine partirono più di più di 63.800 italiani.



Con il protocollo Belgio – Italia, i belgi, come prevedeva l’art. 9 del contratto-tipo di lavoro, si impegnavano ad assicurare agli operai alloggi come richiesto nell’accordo, salari efficienti, assegni familiari alle famiglie dei minatori che risiedessero fuori dal territorio Belga.

Inizia così la corsa all’oro nero, molti operai lasciarono le loro famiglie con la speranza di iniziare un futuro migliore, alcuni non avevano compiuto i 15 anni. Lo stato Italiano aveva promesso loro alti salari, alloggi decorosi e la possibilità di farsi raggiungere dalle famiglie. Il Governo italiano intendeva dimostrare al mondo la volontà dell’Italia di dare il proprio contributo alla ripresa economica dell’Europa.



Si partiva per la fame, la disperazione e la miseria che attanagliava un po’ tutto il Sud. Era questo che spinse molti giovani a partire senza sapere cosa li aspettava. Presto scoprirono che lavorare in miniera era come una roulette russa, non sempre gli uomini che entravano la mattina, sera sarebbero rientrati. Turni massacranti aria irrespirabile e attrezzature non adatte.

Quando arrivarono in Belgio dovettero fare i conti con la cruda realtà. Furono sistemati nelle baracche di legno che erano utilizzate dai prigionieri russi durante l’occupazione nazista, non erano quelli gli alloggi previsti nel contratto ma si trovarono baracche indecenti al limite della vivibilità. I Belgi non erano felici della presenza degli stranieri e ci furono anche degli scontri, i lavoratori erano tenuti lontani dalle città “nascosti” lontano dagli abitanti del posto.

I Belgi chiamavano i minatori italiani “Musi Neri” per via del carbone che sporcava i volti degli operai.



La tragedia di Marcinelle

Mercoledì 8 Agosto 1956, nelle miniere Bois du Cazier di Marcinelle scesero 275 uomini a quota 765 e 1.035 metri. Un carrello esce dalle guide e va a sbattere contro un fascio di cavi elettrici ad alta tensione senza rete di protezione. Subito divampa l’incendio e le fiamme si propagano immediatamente.

L’allarme fu dato verso le 8.35 si mobilitarono la Croce Rossa, i Pompieri, l’Esercito e la Polizia anche i cittadini Belgi accorsero da ogni paese. Nei giorni successivi arrivarono rinforzi di soccorso da Ressaix, Frameries, Beringen. Dalla Francia arrivò Emmanuel Bertieaux con apparecchiature di radiotelefonia, dalla Germania arrivò Karl Von Hoff con un laboratorio mobile per le analisi dei gas. Le scuole dei dintorni furono convertite in mense e dormitori, le chiese in camere ardenti.

Le famiglie dei minatori attendevano vicino ai cancelli con la speranza che i mariti, i padri uscissero da quell’inferno.




Il 22 Agosto del 1956 le ricerche terminarono, nel disastro di Marcinelle morirono 262 uomini, 136 erano italiani. Il lutto colpì 248 famiglie e lasciò 417 orfani. La vittima più giovane aveva solo 14 anni.



Seguirono indagini e il processo, i dirigenti della società furono tutti assolti, la responsabilità fu attribuita all’addetto alla manovra del carrello, un italiano anch’egli morto nel disastro. La tragedia colpì la comunità italiana e fece conoscere a tutti le condizioni proibitive del lavoro nelle miniere. Il governo italiano, incalzato dalle opposizioni, fu costretto a bloccare le vie ufficiali dell’emigrazione verso il Belgio.



Quell’accordo Italo – Belga non solo non aveva nulla di morale, ma era privo proprio di umanità.

Alcuni giorni dopo, in un tunnel della miniera, su una tavola di legno i soccorritori trovarono una scritta:
Nous sommes une cinquantine. Nous fuyons les fumées vers les quatres paumes…”

“Siamo in cinquanta, stiamo scappando dai fumi alle quattro palme …”
La scritta fu fatta da un operaio coinvolto nel disastro di Marcinelle.

Il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ha conferito la medaglia d’oro al merito civile alla memoria dei 136 connazionali scomparsi nel disastro di Marcinelle in Belgio.



Lo sguardo perso di Rocco Romasco, uno dei sopravvissuti, uno dei dodici miracolati. Si salvarono anche altri come Nicola che non era di turno quel giorno. I cognati di Santomenna Antonio e Rocco venuti in Italia per investire i pochi soldi messi da parte; volevano acquistare un terreno per dare un futuro migliore alle loro famiglia.

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